Violenza, un minore chiede i danni
SANTA GIUSTINA. Pedopornografia e violenza sessuale su minori. È in calendario per il 28 maggio l’udienza preliminare, nella quale la procura della Repubblica di Venezia chiederà il rinvio a giudizio per il 26enne di Santa Giustina, che è stato indagato anche per sostituzione di persona e tentata violenza privata per un totale di 12 capi d’imputazione. L’uomo è difeso di fiducia dagli avvocati Pierluigi Cesa e Simona Ianese e risulta attualmente detenuto nel carcere di Pordenone.
Uno dei gli otto minori coinvolti, un ragazzo di 15 anni si costituirà parte civile con l’avvocato Roberta Resenterra e un altro per il momento è solo parte offesa con la collega trevigiana Lucia Crosato. Gli altri preferiscono dimenticare una brutta vicenda. Secondo la ricostruzione della procura, tutto era partito nel 2015 da un profilo Facebook apparentemente intestato a una donna di nome Martina Mimi: l’indagato aveva adescato due minorenni, convincendoli a mandargli fotografie senza vestiti e un video nel quale uno dei due compiva atti di autoerotismo. Entrambi pensavano di avere a che fare con una ragazza e da quel momento è scattata una serie di reati. Tentata violenza privata e violenza sessuale perché il sedicente Martina ha provato a costringere un minore a inviargli foto dei suoi genitali altrimenti avrebbe pubblicato il filmato sul profilo, ma senza riuscirci. In seguito, la richiesta di un ulteriore video compromettente.
Due gli episodi contestati di violenza sessuale nei confronti dello stesso giovane, che non è difficile immaginare. Non solo contro la sua volontà, ma anche sotto ricatto, tra il gennaio e il febbraio 2016. Poi la detenzione di un’ingente quantità di materiale pedopornografico, in un tablet, un telefono cellulare e un computer portatile sequestrati. Nel tablet, 563 immagini e 213 video; nel telefonino 616 immagini e 875 video e nel computer altri 640 files, tra il gennaio e il febbraio dell’anno scorso.
Infine, la pornografia minorile, perché nella chat “Kid assed fucked” avrebbe inviato via whatsapp a una ventina di partecipanti una dozzina di video, sempre a sfondo pedopornografico. La procura ha chiuso le indagini e chiesto il processo per il giovane santagiustinese, che tra un mese e mezzo sarà tradotto a Venezia dal carcere, per comparire davanti al gup.
Era stato arrestato una prima volta ai primi di dicembre, poi ristretto ai domiciliari e, quindi, arrestato di nuovo due settimane dopo. Cesa aveva allegato parecchia documentazione medica.
Gigi Sosso
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