Violenze e ricatti: nove anni al pedofilo

Stangato il giovane portato in tribunale da tre dei nove minorenni violentati. La procura aveva chiesto 8 anni e 8 mesi 

SANTA GIUSTINA. Pedofilia: condanna a 9 anni. Nove come le vittime certe. Per tredici capi d’imputazione, che andavano dalla violenza sessuale su minore, tentata e consumata, alla detenzione di materiale pedopornografico, dalla pornografia minorile alla sostituzione di persona e alla tentata violenza privata, la sentenza del giudice per le udienze preliminari Marchiori ha superato la richiesta del pubblico ministero Incardona, che si era fermato a otto anni e otto mesi, tenuto conto dello sconto di pena dell’abbreviato. Il 26enne santagiustinese è stato assolto solo per la produzione di materiale pedopornografico.

Il tribunale di Venezia ha accordato anche un risarcimento danni di 25 mila euro per un minore e la madre, che si erano costituiti parte civile con l’avvocato Resenterra, e 18 mila per un ragazzo che nel frattempo è diventato maggiorenne ed era rappresentato dalla trevigiana Crosato. Un terzo giovane era solo parte offesa con D’Agostini.

Il difensore dell’imputato, Cesa, puntava all’assoluzione perché il fatto non costituisce reato o non sussiste e, comunque, andava valutato lo stato mentale dell’imputato sulla base di perizie e pareri psichiatrici. Cesa leggerà le motivazioni prima di fare appello.

Nel frattempo sono ormai due settimane che l’imputato non è più detenuto nel carcere di Pordenone ed è ristretto agli arresti domiciliari, senza poter usare strumenti tecnologici.

Tra il 2015 e il 2016, l’uomo ha ricattato e violentato alcuni minorenni che erano stati adescati su Facebook. Aveva aperto un falso profilo intestato a un’inesistente Martina Mimi, dove era riuscito a convincere due ragazzi a mandargli delle fotografie senza mutande e con i genitali in evidenza. Uno dei due aveva inviato un video, nel quale si masturbava. Entrambi pensavano di avere a che fare con una donna e non con un maschio. Una volta in possesso del materiale, aveva cercato di costringere uno dei due ad avere rapporti sessuali con lui, in caso contrario avrebbe pubblicato il filmato. Allo stesso tempo gliene ha chiesto un altro, più o meno con lo stesso contenuto, ma senza essere accontentato. L’altro ragazzo, che aveva meno di 14 anni, si era visto chiedere a sua volta un video con uno spogliarello e una serie di toccamenti, sennò le foto sarebbero state pubblicate sul social network.

In due occasioni la violenza sessuale è stata consumata, nei confronti del più giovane, sempre con l’arma del ricatto delle fotografie. Dopo le denunce, durante la perquisizione domiciliare, i carabinieri hanno trovato un ingente quantitativo di materiale pornografico con soggetti di età inferiore ai 18 anni sul tablet, sul telefono cellulare e sul computer portatile. Parte del materiale è stato diffuso in una chat su Whatsapp nella quale c’erano più di venti partecipanti. L’assoluzione è sul video che avrebbe realizzato di persona con il telefono, riprendendo un amico minorenne sul divano di casa. Le motivazioni della sentenza il 30 agosto.

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