Violenze e stalking contro i nipoti in vacanza

Val Visdende. Un 63enne è a processo per una serie di atti persecutori ai danni dei familiari che non si fidano più a stare nella casa della nonna

VAL VISDENDE. Un rapporto infernale, che sta portando mezza famiglia a rinunciare alle vacanze in Val Visdende. Lunga udienza, ieri davanti al giudice Elisabetta Scolozzi, del processo a carico di Gian Romeo De Zolt Gorio, un 63enne accusato di violenza privata e stalking ai danni di due nipoti che hanno ereditato dalla nonna la casa dove hanno trascorso l’infanzia. I problemi sono iniziati subito dopo la morte della nonna, quando l’imputato scrisse una lettera nella quale dichiarava di voler chiudere ogni rapporto con la famiglia. Le case però sono adiacenti e il giardino è in comune e, nonostante i nipoti andassero di rado e solo d’estate in Val Visdende, la situazione è precipitata al punto tale da finire in tribunale. I fratelli De Bettin hanno presentato più querele contro lo zio, ma il processo di ieri si riferiva a quanto accaduto nell’estate 2013.

I due fratelli parte civile e altri parenti hanno testimoniato, raccontando gli episodi più inquietanti. L’auto di uno imbrattata di urina e non solo, pedinamenti, appostamenti, rumori molesti all’alba e nell’ora del riposo, sguardi torvi e spunti a terra ad ogni incontro casuale e in un caso anche una bastonata in testa a un cugino che gli chiedeva di spostare la macchina. Lo zio viene descritto come un uomo “che fa paura” per l’abitudine di restare in assoluto silenzio, mentre segue ovunque i nipoti, le loro moglie e i figli, sempre con qualcosa in mano: accette, coltelli, bastoni e attrezzi vari da lavoro. Dispetti ai bambini (uno è finto in ospedale dopo aver ricevuto una spinta contro la recinzione), spaventi alle donne e agguati in cantina pare che fossero talmente frequenti da essere definiti “normali” dai testimoni.

Da tempo nessuno in famiglia si fida a restare da solo: uno dei fratelli ha deciso di non andare più in Val Visdende dopo che lo zio gli ha teso un agguato in cantina e poi l’ha seguito fin dentro il bosco. L’altro fratello invece, quando va in valle, preferisce farsi ospitare dai cugini che hanno una casa un poco più distante dallo zio. Gli inviti agli amici sono rari se non impossibili dopo una grigliata finita con la bastonata in testa al nipote che chiedeva di spostare l’auto. Piccoli e grandi, ma soprattutto continui atti intimidatori che, secondo l’accusa (pm Sandra Rossi) hanno costretto le parti civili a rinunciare al pieno godimento della loro proprietà e a tornare per le vacanze nella casa di famiglia. Un parente, chiamato a testimoniare, ha raccontato anche di essere appena stato avvicinato e preso a male parole dalla moglie dell’imputato all’esterno del tribunale.

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