Violenze sessuali su minori la difesa punta alla perizia
SANTA GIUSTINA. Pedopornografia e violenza sessuale su minore. Un ventiseienne di Santa Giustina deve risponderne davanti al tribunale competente di Venezia. I procedimenti erano due, ma sono stati riuniti dal gup Marchiori (pm Incardona); l’uomo ha deciso per l’abbreviato, condizionato all’audizione di un testimone che ieri non è comparso per un disguido della cancelleria. Toccherà a lui chiarire l’episodio di tentata violenza sotto la minaccia di un’arma, non si sa se vera o giocattolo.
L’imputato è detenuto nel carcere di Pordenone, dopo che il tribunale di Sorveglianza gli ha negato la libertà. È difeso dall’avvocato Cesa, che ha prodotto una perizia psichiatrica e due relazioni stese dal medico del carcere friulano. Dai documenti emergerebbe una capacità d’intendere e volere molto limitata o addirittura scemata. Quando era stato arrestato stava seguendo un percorso psichiatrico all’ospedale di Feltre.
Due le costituzioni di parte civile: un ragazzo ancora minore e sua madre con il legale Resenterra e uno diventato maggiorenne con la trevigiana Crosato. Un risarcimento con un assegno di 2 mila euro a testa c’è già stato, con l’obiettivo di avere un ulteriore sconto di pena in caso di condanna. Il 13 giugno la deposizione del teste della difesa e il 20 discussione e sentenza.
Nelle 600 pagine di indagini preliminari, i carabinieri santagiustinesi hanno ricostruito la vicenda: tutto era partito nel 2015 da un profilo Facebook apparentemente intestato a Martina Mimi: l’indagato aveva adescato due minori, convincendoli a mandargli foto senza vestiti e un video. Entrambi pensavano di parlare con una ragazza e da quel momento sarebbe scattata una serie di reati. Tentata violenza privata e violenza sessuale per aver provato (senza riuscirci) a costringere un minore a inviargli foto dei suoi genitali altrimenti avrebbe pubblicato il film sul profilo. Poi la richiesta di un ulteriore video.
Due gli episodi contestati di violenza sessuale nei confronti del giovane. Non solo contro la sua volontà, ma anche sotto ricatto, tra il gennaio e il febbraio 2016. Poi la detenzione di un’ingente quantità di materiale pedopornografico, in un tablet, un telefono cellulare e un computer portatile. Nel tablet c’erano 563 immagini e 213 video; nel telefonino 616 immagini e 875 video e nel computer altri 640 files. Infine, la pornografia minorile, perché in una chat su whatsapp avrebbe inviato a una ventina di partecipanti una dozzina di video a sfondo pedopornografico.
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