Violenze sulle donne: oltre duecento casi al Pronto soccorso

Dato preoccupante ed in continuo aumento, nei primi mesi del 2018 in 57 hanno chiesto aiuto ai sanitari del San Martino

BELLUNO. Più di 200 casi all’anno di aggressione. Vittime, per la maggior parte, sono le donne.

Il dato è stato reso noto da Giovanni Gouigoux, primario del Pronto soccorso dell’Ospedale San Martino di Belluno. Il periodo di riferimento è quello dal 2013 a oggi. Solo nei primi quattro mesi di quest’anno l’Unità operativa si è trovata a seguire 57 persone che hanno subito una qualche forma di violenza.

«Si tratta soprattutto di donne», sottolinea Gouigoux che, insieme agli altri partecipanti al convegno che si è svolto ieri nella sala riunioni del San Martino, ha messo in evidenza quanto sia necessario dare piena attuazione al percorso che, nell’ottobre 2016, ha visto in Prefettura la firma di un protocollo d’intesa per la prevenzione e il contrasto della violenza contro le donne e le persone in condizione di vulnerabilità.

Il “Codice rosa” vede insieme Usl 1 Dolomiti, Club Soroptimist di Belluno-Feltre, Prefettura, Procura della Repubblica con tutte le forze di polizia, Provincia, Comuni di Belluno e Feltre, Belluno Donna, Dafne, Ufficio scolastico provinciale.

Una task force interistituzionale che ieri, durante l’evento formativo dedicato a tutti gli operatori sanitari e sociali e alle forze di polizia, ha visto la posa di un tassello fondamentale e che è pronta a decollare. Il “Codice rosa” prevede, tra le altre azioni, un percorso specifico al Pronto soccorso per le donne vittime di violenza.

«Abbiamo registrato 242 accessi per aggressione nel 2013, 260 nel 2014, 204 nel 2015, 219 nel 2012, 227 nel 2017 e 57 quest’anno», mette in risalto Gouigoux. «Quel che impressiona è l’elevata percentuale di donne. Ci siamo allora fatti delle domande: abbiamo sensibilità e una procedura operativa specifica? Gli operatori sono consapevoli della loro responsabilità?».

Grazie a un percorso di formazione tre operatori del Pronto soccorso sono diventati istruttori regionali contro la violenza di genere. «Dal 1° gennaio 2017 a oggi abbiamo seguito 51 donne vittime di abuso, 17 delle quali prese in carico con il “percorso rosa”», aggiunge il primario.

Un percorso illustrato da Francesca De Biasi, psicologa dell’Usl. «Il Pronto soccorso è un luogo privilegiato in cui “alzare le antenne”», spiega, «in quanto è il primo punto di riferimento per un terzo delle donne maltrattate, che accedono a questa Unità operativa dal 22 al 35% in più rispetto alle altre persone. La formazione nei confronti degli operatori è fondamentale e il “percorso rosa” mira ad accompagnare velocemente le donne dal Pronto soccorso ai servizi sul territorio».

«Per il Pronto soccorso sono previsti degli spazi dedicati in cui interloquire con le donne che subiscono maltrattamenti e abusi», fa presente Adriano Rasi Caldogno, direttore generale dell’Usl 1 Dolomiti.

Ma il protocollo siglato in Prefettura coinvolge tutti gli operatori, non solo quelli sanitari. «Quello di oggi è un traguardo di grande civiltà», dice Maria Cristina Zoleo, past president del Soroptimist Club Belluno-Feltre, che ha seguito il progetto sin dagli inizi. «Si è costituita una rete che dovrà essere in grado di supportare chi si trova in difficoltà e vive una situazione di grave disagio e paura». Insieme agli operatori sanitari ci sono enti locali, Procura e forze di polizia. Oltre alle associazioni. Come Belluno Donna.

«Dal 2004 a oggi sono 790 le donne rivoltesi al centro antiviolenza», precisa Francesca Quaglia, psicologa dell’associazione. «Sedici sono state ospitate nella casa rifugio e 15 in quella di secondo livello (nata nel 2009). Le vittime di violenza provengono da tutta la provincia e l’aggressore è nella quasi totalità dei casi un familiare o una persona conosciuta».

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