Visalli: «L’ospedale si sta impoverendo»

La consigliera comunale denuncia : «Non si può pensare di organizzarlo come fosse un’azienda»
Belluno, 22 Novembre 2009. Presentazione delle due candidate alla segreteria provinciale del PD durante l'assemblea tenuta al centro giovanni XIIIIrma Visalli durante la presentazione del programma
Belluno, 22 Novembre 2009. Presentazione delle due candidate alla segreteria provinciale del PD durante l'assemblea tenuta al centro giovanni XIIIIrma Visalli durante la presentazione del programma

BELLUNO. «Come si può pensare che il personale infermieristico, già poco e subissato di lavoro quale è ora, possa anche dividersi tra più reparti, come mi pare intenda fare l’Usl?».

Il consigliere comunale del Pd, Irma Visalli, interviene sulla questione della nuova organizzazione dell’ospedale San Martino, che porterà a recuperare personale da utilizzare per coprire ferie, malattie o permessi e anche, con l’andar del tempo, gli ospedali di comunità.

«Da un mese e mezzo», precisa Visalli, «frequento assiduamente il San Martino dove è ricoverata mia mamma, tra ortopedia e lungodegenza, e ho avuto modo di toccare con mano l’andamento dell’ospedale. E in queste mie lunghe giornate ho potuto vedere quanto siano impegnati gli infermieri, sempre in movimento, senza mai sedersi, alle prese con più di 30 pazienti anziani dai 75 ai 90 anni, che hanno bisogno di cure ortopediche, che hanno deliri postoperatori e problematiche specifiche: se i malati hanno dei familiari o una badante possono essere gestiti meglio rispetto a quando non hanno nessuno, perché è impossibile pensare che infermieri e medici, con tutto il lavoro che hanno, possano dare un servizio a tutti, facendo fatica a dare il giro a tutto. Anche perché», prosegue, «come mi è stato spiegato, il personale infermieristico ha a disposizione un tot di minuti per fare qualsiasi operazione, minutaggio, tra l’altro, deciso dall’alto. Una cosa incredibile, anche perché in questo modo non è possibile creare un contatto umano con i degenti. Attenzione a tirare troppo la corda e a mettere sotto torchio il personale, perché se è stanco aumenta il rischio; e la certezza della cura, in queste condizioni, diventa incerta».

A questo punto il consigliere comunale evidenzia come «il sistema non funzioni più: se l’ospedale diventa un’azienda e i pazienti diventano dei numeri che devono stare ricoverati il meno possibile, allora deve esserci un’assistenza sul territorio degna di tale nome. Io non sono contraria ad una riorganizzazione dell’ospedale, ma non va fatta al risparmio di personale. E credo che il Comune e i nostri rappresentanti in Regione devono fare in modo di rivedere questa situazione, prima di doverla vivere sulla propria pelle. Tutti noi dobbiamo denunciare le cose che non vanno, dire che così non può andare bene. Anche il nostro sindaco deve farsi garante dell’ospedale che sta andando a gambe all’aria. Si sta depauperando di giorno in giorno e non per colpa di chi ci lavora, ma di un piano venuto dall’alto che non tiene conto delle esigenze di chi è ricoverato, di chi sta male. Dobbiamo cercare la qualità del servizio che viene offerto, senza guardare al centesimo, che non vuol dire sperperare, ma garantire al cittadino un’assistenza sanitaria di qualità in ospedale e anche sul territorio». (p.d.a.)

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