Visita non disdetta il paziente pagherà l’intera prestazione
BELLUNO. Vita dura per chi non si presenta alle visite prenotate in ospedale o in strutture private accreditate e non provvede neppure a disdire l’appuntamento. “Smemorati” che si troveranno a pagare l’intero costo della prestazione. Cifre che, a seconda dell’esame, possono ammontare anche a centinaia di euro. Una mazzata, quindi, non indifferente.
La legge 30 del 30 dicembre 2016 della Regione Veneto, collegata alla legge di stabilità 2017 ha sancito infatti, all’articolo 38 comma 12, che “l’assistito che non si presenta il giorno previsto per l’erogazione della prestazione, è tenuto al pagamento della prestazione all’erogatore pubblico o privato accreditato, secondo la tariffa prevista dal vigente nomenclatore tariffario, anche se esente dalla partecipazione alla spesa sanitaria”.
«Prima il paziente che non si presentava all’appuntamento senza disdire almeno 48 ore prima, doveva pagare soltanto il ticket, anche se era esente», precisa il direttore generale dell’Usl 1 Dolomiti, Adriano Rasi Caldogno. Il provvedimento, a cui si riferisce Rasi, risale al lontano 2007 quando era allora assessore regionale alla Sanità Flavio Tosi. Ora la situazione diventa molto più pesante per le tasche degli utenti. «Se un paziente prenota una Tac e non si presenta senza un valido motivo dovrà pagare centinaia di euro, ancora di più se si tratta di una risonanza magnetica. E poi dipende da quale tipo di esame radiografico viene richiesto. Infatti, il nomenclatore ha valori diversi se si tratta di una Tac total body, ad esempio, o di un solo arto o di parte del corpo e via dicendo. Quindi, come è chiaro, è un provvedimento molto doloroso».
Se la mancata disdetta sarà motivata in maniera irreprensibile, si potranno evitare questi costosi pagamenti. «Servono però motivazioni argomentate e valide, altrimenti si deve pagare. D’altra parte», prosegue ancora Rasi Caldogno, «anche prima, quando si trattava di chiedere il ticket per intero, non a tutti veniva richiesto il pagamento, se c’erano motivi validi. L’utente poteva inviarci la documentazione attestante la sua impossibilità a rispettare l’appuntamento».
L’iniziativa ha lo scopo principale di gestire le liste di attesa ed evitare sprechi. «Per quanto ci riguarda», conclude il capo dell’Usl bellunese, «su centinaia di migliaia di prestazioni che eroghiamo ogni anno, le mancate disdette rappresentano solo il 2% nelle nostre strutture sanitarie, quindi questo fenomeno non va ad incidere molto nella nostra realtà. Questo significa che i bellunesi in genere sono ligi ai loro appuntamenti. Anche perché si presume che, se uno ha bisogno di una prestazione come una Tac o una risonanza magnetica, sarà lui il primo interessato a presentarsi per fare luce sui problemi che l’hanno portato a questi accertamenti. Certo questo ragionamento magari non si può fare per ogni tipo di esame o prestazione sanitaria. L’unica cosa certa è che il peso di questo provvedimento per i bellunesi è innegabile».
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