Visite all’Inps: «Abbiamo in mano fatti concreti»

I legali dell’Ail, dopo l’esposto recapitato all’Istituto, rivelano nuovi risvolti  «Abbiamo segnalazioni da medici e assistenti sociali, non solo dai pazienti»

BELLUNO. «Noi abbiamo riferito fatti, parole ed espressioni ben precisi e non sentimenti o percezioni. Quando poi le persone coinvolte sono decine, è difficile ritenere che stiamo parlando di percezioni». Così l’avvocato Gianna Chemello risponde alla replica arrivata dal direttore regionale dell’Inps, Pizzicaroli in cui precisava la posizione dell’Istituto di previdenza in merito all’esposto dell’Ail e alle denunce contenute al suo interno su comportamenti poco consoni assunti dalla referente della funzione medico-legale nella sede bellunese dell’ente previdenziale.

Il legale che, insieme con la collega Eleonora Folin, rappresenta l’associazione nella persona della sua presidente Carmen Mione, aggiunge anche un dato in più che fa capire come la vicenda sia molto più estesa di quella presentata finora. «E dirò di più», aggiunge Chemello, «che poiché alcune delle persone che hanno denunciato tali comportamenti sono medici presenti alle visite o assistenti sociali, e non pazienti soggetti ad emotività, anche per tale motivo è difficile parlare di percezioni. La stessa Mione è una terza spettatrice non emotivamente coinvolta nelle visite e quindi sicuramente obiettiva». E intanto le testimonianze stanno crescendo. «In un giorno sono arrivate ben 30 mail all’indirizzo dell’associazione di pazienti che vogliono raccontare la loro esperienza e che nei prossimi giorni valuteremo per poi aggiungere ai sette nominativi che abbiamo già nell’esposto».

Sia Mione che il suo legale non ci stanno anche a passare per chi non è disponibile al dialogo con l’Inps, come invece detto dal direttore generale Pizzicaroli. «Confermo che la signora Mione è stata contattata dalla Direzione provinciale dell’Istituto, ma solo dopo l’esposto, mai prima. Mione si è subito dichiarata disposta ad un incontro nel quale ha solo chiesto di essere assistita da me, chiedendomi dunque di contattarli io. Quindi l’incontro, se l’Inps è disponibile, si farà».

Ma perché, se i fatti ormai erano risaputi da tempo, si è atteso così a lungo per denunciare? «Il fatto che abbiamo atteso parecchio tempo prima di agire, è un evidente segnale del comportamento cauto e prudente che abbiamo voluto tenere nella vicenda. Il nostro scopo è solo quello di sensibilizzare l’Inps ad interessarsi del problema che effettivamente c’è, posto che ci è stato denunciato da molte persone», concludono Chemello e Folin. «Non vogliamo fare la guerra a nessuno né fare il male di nessuno. Discutere della validità medico-professionale non è certo un nostro compito né una nostra prerogativa e non intendiamo metterla in dubbio. Vogliamo denunciare atteggiamenti e modalità con cui viene svolta la funzione medico-legale».

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