Visite gratis al S. Martino: cinque indagati

BELLUNO. Codice verde: tutto gratis. Visite illegali al Pronto soccorso del San Martino a calciatori del Ripa Fenadora di serie D e volleysti della Pallavolo Belluno di serie C. Clienti del poliambulatorio privato Bellmed. I referti medici venivano falsificati per non pagare il ticket dovuto, come invece è previsto dal codice bianco. La procura della Repubblica ha chiuso l’indagine “Triage”, indagando quattro sanitari dell’Usl 1 e un massaggiatore sportivo: Marco Sommavilla, Giovanni Gouigoux, Roberto De Carli, Gabriella Guerriero e Marco De Din. Per i primi quattro, ci sarà la richiesta di rinvio a giudizio, mentre De Din ha chiesto di patteggiare la pena.
L’indagine del Nas dei carabinieri di Treviso, coordinata dal sostituto procuratore Katjuscia D’Orlando, è partita dal medico del Pronto soccorso Sommavilla, che svolgeva anche attività libero professionale, come medico sportivo della Bellmed, un punto di riferimento per molti sportivi, oltre che di medico sociale di almeno un paio di società. La procura lo accusa di truffa aggravata, abuso d’ufficio e falso ideologico commesso da pubblico ufficiale in certificati. Con il concorso dell’infermiere Roberto De Carli, che collabora con il Ripa Fenadora, usava il Pronto soccorso quasi come una sorta di succursale del proprio studio, sottoponendo a visite ed esami strumentali specialistici gli atleti suoi clienti privati - anche con l’utilizzo delle apparecchiature - senza far pagare nulla. Questo era possibile grazie al fatto che le dimissioni dal reparto di emergenza avveniva con un codice verde. Sommavilla scriveva ricette mediche anche al di fuori dell’ospedale per l’acquisto di medicine o altri esami, usando quelle rosse, con la spesa per il Servizio sanitario nazionale.
Il primario Gouigoux sapeva come funzionava, ma non ha denunciato i fatti all’autorità giudiziaria o a un’altra autorità con la quale aveva l’obbligo di confrontarsi. Per questo, è accusato di omessa denuncia. Guerriero faceva anche il medico sociale del Ripa Fenadora, pur avendo un rapporto esclusivo con l’Usl 1. Secondo l’accusa, ha nascosto al proprio datore di lavoro questa attività di libera professione, dal settembre 2012 all’aprile dell’anno scorso. Quattordici partite in casa della squadra neroverde e il derby di Coppa Italia con il Belluno del 23 ottobre di due anni fa. Le prestazioni allo stadio sono state pagate, ma il beneficio economico riguarda soprattutto il pagamento dell’ente pubblico per il suo rapporto. Le viene attribuita la truffa aggravata.
De Din, invece, deve rispondere di esercizio abusivo della professione e ricettazione. Nei quadri dell’Union, risultava massaggiatore, ma sempre secondo la procura curava, somministrava medicine e sottoponeva a terapie i giocatori infortunati, pur non avendo alcuna abilitazione sanitaria. Nella sua casa, aveva allestito uno studio abusivo, che è stato sequestrato, oltre alle apparecchiature e ai farmaci provenienti dagli ospedali di Feltre e Belluno. Confezioni ad uso esclusivo ospedaliero di provenienza delittuosa e recuperati da dipendenti, che si sono macchiati di furto o peculato.
Non sono coinvolte altre persone del San Martino o dell’Usl 1. Le indagini sono chiuse e partiranno quattro richieste di rinvio a giudizio.
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