Vitec, 31 interinali non prorogati e cassa integrazione da gennaio

Dopo Epta Costan anche la Vitec Imaging Solutions (ex Manfrotto) di Villapaiera a Feltre ha deciso di non prorogare alcuni dei contratti a termine presenti in fabbrica. La Vitec, che conta circa 300 dipendenti, ha anche 76 lavoratori a tempo determinato. Di questi 31 non vedranno più rinnovati i contratti dal primo gennaio 2023. L’azienda sta registrando, infatti, un calo di ordini per alcune tipologie di prodotti per cui nei prossimi mesi dovrà utilizzare anche la cassa integrazione per sostenere l’impatto di questa situazione. La cassa partirà da gennaio e durerà tre mesi, nella speranza che questa situazione nel frattempo migliori. Ma attualmente per le imprese fare previsioni a lungo termine su come andranno i mercati il prossimo anno diventa sempre più complicato e impossibile.
Queste scelte delle imprese non fanno altro che aumentare la precarietà dei lavoratori, come ribadisce la Cgil che ha fatto proprio di questo tema il fulcro della sua battaglia. Battaglia che prenderà corpo mercoledì quando tutti i lavoratori aderenti alle varie categorie sindacali scenderanno in piazza per «cambiare una Finanziaria che impoverisce lavoratori e pensionati, che non dà risposte a giovani e donne e favorisce invece evasori fiscali e professionisti benestanti», dice Mauro De Carli, segretario generale della Camera del Lavoro di Belluno.
Lo sciopero
Mercoledì a Belluno come nel resto d’Italia, si svolgerà lo sciopero generale di quattro ore alla fine di ogni turno indetto dalla Cgil. E per lanciare un segnale forte al territorio, la manifestazione sindacale si svolgerà a partire dalle 14,30 proprio nell’area industriale di Limana a ridosso della Epta Costan, dove per la Cgil è iniziata la battaglia per la stabilizzazione dei contratti di lavoro.
La manifestazione critica la Finanziaria del governo che per il sindacato va «a impoverire lavoratori e pensionati. Il caso Epta, che abbiamo scelto ad emblema di una realtà più complessa e in cui la precarietà è totalmente in mano ai datori di lavoro, farà da apripista per evidenziare il nostro dissenso assoluto alla precarietà che questo governo invece sembra voler portare avanti. Basti pensare ai voucher, che prevedono tra l’altro versamenti contributivi ridicoli, e condannano i giovani a un presente ben poco dignitoso e a un futuro da pensionati poveri. Senza considerare che i lavoratori che guadagnano meno di 1.500 euro netti al mese perdono per l’inflazione 173 euro ma avranno un solo bonus di appena 28 euro con il cuneo fiscale. E cosa dire», prosegue De Carli, «del fatto che i lavoratori dipendenti saranno costretti a pagare il doppio di Irpef di un professionista (tipo avvocato, commercialista) grazie ad una Flat tax al 15% per i lavoratori autonomi fino a 85 mila euro di reddito?».
«No a questa finanziaria»
Il segretario della Camera del Lavoro evidenzia anche il fatto che con il condono delle cartelle esattoriali e l’aumento del tetto del contante a 5mila euro, previsto nel testo della Finanziaria non si fa «altro che agevolare l’evasione fiscale, mentre con l’abolizione del reddito di cittadinanza si colpiscono decine di migliaia di famiglie già in grande difficoltà. Ricordiamo che il reddito di cittadinanza viene dato anche a chi percepisce un reddito troppo basso per garantire il minimo “vitale”». Tra i temi inoltre che saranno sollevati dallo sciopero anche la penalizzazione dei pensionati a cui «il governo taglia 3,5 miliardi nel 2023 e ben 17 miliardi nel prossimo triennio, mentre resta la legge Fornero con l’abolizione di Opzione donna».
«Quella che si appresta ad essere varata dal Parlamento è una manovra di classe, che va ad accontentare gli elettori del centrodestra che da anni rivendicano un minor aggravio fiscale», sottolinea De Carli che evidenzia come questa manovra «non palesa alcuna visione a lungo termine del sistema industriale nazionale e non dimostra alcun interesse per il lavoro».
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi