Viti resistenti, cresce la sperimentazione
belluno
La Regione Veneto punta sulla caratterizzazione dei vitigni resistenti per le aree montane. E lo fa con l’aiuto di Veneto agricoltura che avrà il compito di provare le «attitudini alla vinificazione di uve “tolleranti” all’oidio e alla peronospera, che provengono dal vigneto di Seren del Grappa e da altri vigneti bellunesi. Inoltre, dovrà costituire 2-3 vigneti dimostrativi di varietà resistenti da far sorgere nei territori a est e ovest della fascia pedemontana del Bellunese». Si tratta di un progetto del valore di 95 mila euro da dividere in cinque anni a partire da quello in corso (10 mila nel 2018, 40 mila nel 2019, 15 mila per ogni triennio dal 2020 al 2022).
La decisione di assecondare il progetto sperimentale, partito quattro anni fa a Seren del Grappa nella zona di Col dei Bof e, anzi, di moltiplicarlo, è stata presa dalla giunta veneta. «Da alcuni anni, una strategia individuata per ridurre l’uso di fitofarmaci in viticoltura è stata quella di utilizzare varietà di viti resistenti alle principali fitopatie», riferisce l’assessore all’agricoltura, Giuseppe Pan.
«Attualmente, infatti, visti i risultati ottenuti dalla ricerca, i programmi di miglioramento genetico per la costituzione e la selezione di nuove varietà resistenti alle malattie hanno ricevuto un notevole impulso. Per questo è stato chiesto all’agenzia veneta per l’agricoltura di elaborare e presentare un progetto di sperimentazione per costituire impianti sperimentali-dimostrativi che, utilizzando le più promettenti varietà residenti per l’area, siano in grado di fornire anche risultati che si avvicinino a quelli ottenibili da sistemi vitivinicoli di mercato».
Secondo il rapporto di Veneto agricoltura, nel «Bellunese la viticoltura sta muovendo i primi passi e la sperimentazione di varietà residenti potrebbe essere un valido punto di partenza per sviluppare una filiera il cui filo conduttore sia la sostenibilità». Il nuovo piano tiene presente però anche nuovi elementi come «la costituzione di un’identità enologica territoriale, la presenza di una filiera produttiva ancora debole e disgregata e la necessità di comunicare e far sapere alla popolazione che la viticoltura non è fonte di inquinamento e sfruttamento delle risorse, ma uno strumento di reddito nel rispetto del territorio». L’unità sperimentale sorta nel Feltrino, quindi, «pur rappresentando un sito di sicuro interesse per l’approfondimento della conoscenza del comportamento vegeto-produttivo di queste varietà in ambienti estremi, non è sicuramente rappresentativo delle realtà produttive, in quanto costituito da gruppi di poche piante di molte varietà genetiche».
Per verificare le attitudini alla vinificazione delle uve tolleranti a oidio e peronospera provenienti da Col dei Bof si partirà già dalla vendemmia 2018/2019. Verranno effettuate 30 microvinificazioni sperimentali all’anno e saranno redatte le valutazioni aromatiche e i caratteri polifenolici con la definizione del quadro organolettico. A partecipare a questo esperimento ci saranno i vitigni resistenti del Consorzio Coste Feltrine, dell’associazione Piwi Veneto e di quella di viticoltori Alpago. —
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