Vittima del dolore e della burocrazia

Cristina ha l’endometriosi, è invalida e l’esenzione è scaduta per un rimpallo fra enti pubblici. «Oltre al danno, la beffa»
Di Alessia Forzin

BELLUNO. Saltare da un ufficio (pubblico) all’altro per vedersi riconosciuto un diritto. Le storie di ordinaria follia burocratica sono frequenti, ma quella che è successa a Cristina è paradossale. Perché coinvolge due enti pubblici, che non si parlano e costringono il paziente a estenuanti visite negli uffici per sbrogliare una matassa che si è incredibilmente aggrovigliata.

Cristina ha l’endometriosi. Uno dei casi più gravi. La malattia è invalidante e Cristina ha combattuto anni per vedersi riconosciuta l’invalidità che le dà diritto all’esenzione. L’Inps gliel’ha assegnata due anni fa, all’inizio del 2015. Ma “rivedibile”: cioè a scadenza. «Mi hanno dato l’invalidità per due anni, come se trascorso questo lasso di tempo potessi guarire», racconta la donna. «Forse credono nei miracoli». Lo dice sorridendo, Cristina, perché è abituata a farsi forza. E a non mollare un centimetro, quando si tratta di vedere rispettato un diritto.

Le visite, gli esami, le operazioni, sono costose. Cristina si è sempre pagata tutto, e di interventi ne ha subiti parecchi. L’esenzione, certificata da quella invalidità, è scaduta il 31 gennaio. Cristina si è attivata per tempo per capire come fare per rinnovarla: «A dicembre ho iniziato a chiedere all’Usl (l’ente che rilascia i certificati di invalidità, ndr) come dovevo muovermi», racconta. «Mi hanno sempre detto che mi avrebbero chiamata loro. All’inizio di gennaio sono venuta a sapere che non è l’Usl a gestire le revisioni di invalidità, ma l’Inps. A quel punto sono andata all’Inps e ho spiegato che la mia esenzione sarebbe scaduta a fine gennaio. Mi hanno detto che mi avrebbero chiamata per la revisione, ho aspettato ma non ho ricevuto nessuna telefonata».

Dopo qualche giorno Cristina è tornata all’Inps: «Mi hanno detto di essere in ritardo con le chiamate per le revisioni, ma mi hanno fatto un certificato con il quale andare all’Usl e far fare una esenzione temporanea. Esiste infatti un decreto ministeriale che tutela questi casi: se l’Inps è in ritardo il paziente non deve perdere i benefici che ha».

Cristina è andata all’Usl con il suo certificato ma ha avuto una brutta sorpresa: «L’Usl non rilascia esenzioni temporanee». E dal 1° febbraio lei è scoperta: se avesse bisogno di una visita, dovrebbe pagarsela. A quel punto Cristina, esasperata, si è rivolta al Tribunale per i diritti del malato.

«Ho combattuto anni per ottenere l’invalidità all’80% e dunque l’esenzione dal pagamento delle visite, mi sono attivata per tempo vista la scadenza dell’esenzione stessa. Ho mandato delle mail all’Inps e alla direzione sanitaria, una settimana fa, ancora non mi hanno risposto. Cos’altro deve fare una persona che soffre di una patologia invalidante come la mia?»

Il direttore generale dell’Usl Dolomiti Adriano Rasi Caldogno assicura che la richiesta di esenzione temporanea sarà valutata: «È arrivata nella posta oggi (ieri, ndr), verrà girata agli uffici per l’istruttoria. Il problema è attenzionato, non sono in grado di dire altro».

«Io ritengo che qui si stia facendo una cosa fuori legge. Se c’è un decreto ministeriale che tutela casi come il mio, perché non rilasciano questa esenzione temporanea?», si chiede Cristina. «Oltre al danno, qui c’è anche la beffa. Questa burocrazia non funziona, complica la vita a tutti. Soprattutto ai pazienti, come me».

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