Vittoria al Tar per i consorzi silvo pastorali

Una dozzina di enti bellunesi contro la Regione Veneto per vedersi riconosciuta l’Iva sui fondi Psr

BELLUNO. Davide batte Golia. Ma, al posto della fionda, l’arma è un ricorso al Tar. Una dozzina di enti privati, tra Regole, associazioni e consorzi per strade silvo pastorali, ha vinto un contenzioso in sede amministrativa contro la Regione Veneto e l’Agenzia Veneta per i Pagamenti in Agricoltura (Avepa) per il mancato riconoscimento di una parte del finanziamento, quello legato all’Iva, dei fondi del Piano di Sviluppo Rurale. Una vicenda complessa che vede la vittoria della montagna nei confronti di Venezia.

Protagonisti della vicenda sono una serie di enti privati che si occupano, grazie a progetti preparati ad hoc, della viabilità montana. Dalla Regola di Montanes all’Associazione Monte Grappa, passando per vari consorzi di gestione delle strade silvo pastorali. Enti di natura privata che contano, per portare avanti i loro progetti, su fondi del Psr veneto. A luglio dello scorso anno però il dgr 1203 modifica le norme relative all’Iva, che non viene più pagata a chi non può scaricarla: esattamente la situazione in cui si trovano questi enti, che si vedono quindi ridotto il finanziamento di una quota pari a quella dell’aliquota Iva.

«Chi non poteva scaricare l’Iva la perdeva» spiega l’avvocato Stefano Canal, che ha seguito il ricorso presentato dai consorzi contro la Regione e l’Avepa, «questa novità discriminava i consorzi privati a favore delle imprese».

La terza sezione del Tribunale Amministrativo Regionale si è pronunciata accogliendo il ricorso presentato dai consorzi sulla base delle normative comunitarie e condannando la Regione e l’Avepa al pagamento delle spese di lite.

Una vittoria che ha effetti sul presente e sul futuro dei consorzi. L’annullamento delle modifiche relative all’Iva significa infatti poter chiedere la quota di finanziamento che i consorzi si aspettavano e che non è mai arrivata. Non si tratta di spiccioli: secondo le stime dei ricorrenti si potrebbe trattare di quasi mezzo milione di euro. Inoltre questa vittoria, salvo un ricorso in Consiglio di Stato da parte della Regione, dovrebbe mettere al riparo dal verificarsi di situazioni simili in futuro.

«È una vittoria per il territorio montano» spiega l’avvocato Canal, «sono contento di averla ottenuta».

«La sentenza del Tar smaschera le colpe della Regione: nei contributi previsti dal Piano di sviluppo rurale deve rientrare anche l’Iva» spiega il consigliere regionale del Partito Democratico Graziano Azzalini, «un problema che si poteva evitare all’inizio quando dagli addetti ai lavori erano emersi dubbi e perplessità». Azzalini ora invita ad «intervenire con una corposa integrazione dei fondi, se vogliamo garantire tutti, evitando di tagliar fuori qualcuno, considerando che molti facevano affidamento su determinate risorse e avevano organizzato la propria attività di conseguenza». (v.v.)

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