Vivaio Dolomiti: «Zaia decida: tutte le categorie vogliono lo sbocco verso nord»

L’associazione bellunese chiede al presidente del Veneto «di prendere una posizione netta. Ne va del nostro futuro»



Non è più tempo di tergiversare: la politica prenda una posizione, netta e definita, sul corridoio tecnologico per dare al Bellunese (e al Veneto) lo sbocco verso nord che manca. A lanciare l’appello è l’associazione Vivaio Dolomiti, che da quattro anni si interessa di mobilità e che rivendica il lavoro fatto per dimostrare non solo la sostenibilità dell’opera, ma anche la sua necessità. «Nel suo studio sulla provincia di Belluno la Cgia di Mestre scrive che per il nostro territorio l’unico modo per ripartire è realizzare un canale infrastrutturale verso il centro Europa», spiega Gianni Pastella. «E la Cgia ha anche spiegato che dove c’è un canale così l’economia migliora».

Lo dice, Vivaio, pensando a chi critica l’idea pensando a viadotti del Fadalto. «Qui non si sta parlando di proporre un’opera con quei piloni, oggi esistono autostrade che si inseriscono nell’ambiente in maniera assolutamente compatibile», aggiunge Simonetta Buttignon, anche lei di Vivaio Dolomiti. «Il traffico sull’Alemagna con le auto in colonna non genera forse un impatto ambientale negativo? Progettare bene si può, la nostra provincia ha bisogno di opere all’avanguardia, si potrebbe fare un concorso di idee con i migliori architetti europei. Oggi ci sono gli strumenti per realizzare un’opera che rispetti l’ambiente e anzi lo migliori».

E i costi? Servono circa 8 miliardi per realizzare il corridoio tecnologico, «ma l’Europa finanzia opere di questo tipo perché strategiche», aggiunge Pastella. Che smentisce anche chi si appella alla Convenzione delle Alpi. L’articolo 1 del Protocollo trasporti parla di “attuare un più consistente trasferimento su rotaia dei trasporti”, ma al comma successivo si scrive di fare una politica dei trasporti “che coinvolga tutti i vettori”. L’articolo 11 va più a fondo, illustra Pastella: se non ci sono alternative (se “le esigenze di trasporto non possono essere soddisfatte né tramite un migliore sfruttamento delle capacità stradali e ferroviarie esistenti né potenziando o costruendo infrastrutture ferroviarie e di navigazione, né migliorando il trasporto combinato o adottando altri interventi di organizzazione dei trasporti”) allora nuove strade di grande comunicazione per il trasporto intraalpino possono essere fatte.

Mercoledì scade il bando europeo per accedere ai fondi per la progettazione di opere strategiche. «Ormai è tardi, ci deve essere un accordo fra Stati per accedere a questi fondi», ricorda Pastella. «Tutte le categorie economiche hanno dichiarato di volere quest’opera, mesi fa le più grosse imprese bellunesi hanno sottoscritto un documento con la stessa richiesta, che è stato inviato al presidente Zaia. E non se n’è fatto niente». Proprio al presidente del Veneto si rivolge Vivaio Dolomiti, nel chiedere di prendere una posizione, visto che era stato lo stesso Zaia a rilanciare l’idea del prolungamento dell’A27 qualche mese fa a Longarone, salvo “frenare” negli ultimi giorni. «E poi Matteo Salvini in Europa aveva votato a favore del completamento dell’A27. Non è forse dello stesso partito di Zaia?».

«Non è vero che gli austriaci non la vogliono», conclude Pastella. «Quando siamo stati a parlare con i rappresentanti istituzionali dell’Osttirol e della Carinzia, e con noi c’era anche il consigliere regionale Franco Gidoni, ci hanno detto che aspettavano da anni un contatto con l’Italia, perché hanno le stesse problematiche del Bellunese (spopolamento e imprese che chiudono). Ma a quell’incontro non ha fatto seguito un’azione della Regione. Oggi tutte le categorie economiche chiedono quest’opera, la città metropolitana di Venezia l’ha inserita anche nel suo piano strategico e la politica è titubante. Non c’è più tempo, prenda una posizione». —

Argomenti:a27autostrada

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi