Vivere a Londra ai tempi del Covid: ogni quartiere diventa una comunità

La bellunese Federica Fornasier ha un compagno chirurgo: «Ogni sera gli applausi di tutti i vicini» 

BELLUNO

Una chat di quartiere per aiutarsi in caso di bisogno, i negozietti dietro l’angolo riforniti di tutto il necessario e ogni sera gli applausi degli abitanti della via ai sanitari impegnati nella lotta al Covid. Sembra la descrizione di un piccolo paese, dove fare comunità è naturale. Invece è quello che sta accadendo a Londra, come racconta Federica Fornasier, 38enne bellunese ormai con doppia cittadinanza.

Federica vive a Londra dal 2002, dove si occupa della digitalizzazione dell’archivio fotografico di un museo, la Courtauld Gallery. Ha una figlia di quattro anni e mezzo e un compagno che in questo periodo lavora in un reparto Covid. «Il mio compagno è un chirurgo maxillofacciale, ma da quando è iniziata l’emergenza è stato trasferito in terapia intensiva», racconta Fornasier. «La nostra vita è cambiata anche nelle piccole cose. Quando lui torna a casa dall’ospedale niente baci e abbracci: prima di entrare si spoglia lasciando i vestiti in ingresso e poi corre a farsi una doccia potentissima. Solo a quel punto possiamo salutarlo. Io cerco di pensarci il meno possibile, ma non è semplice, anche perché lavorare da casa con una bambina aggrappata addosso è parecchio complicato».

Fino a qualche giorno fa i figli dei lavoratori indispensabili, in Inghilterra, hanno continuato ad andare a scuola, ma ora sono iniziate le vacanze di Pasqua e molto probabilmente dopo sarà necessario lasciare tutto chiuso.

«In questo momento i medici lavorano te giorni sì e tre giorni no. Per ora va ancora abbastanza bene perché ci sono tempi di recupero, ma non so quanto durerà. Stiamo anche ragionando sulle estreme conseguenze: noi non siamo sposati, ma se uno di noi dovesse mancare potrebbe diventare un problema».

Ma non ci sono solo preoccupazioni: «Qui possiamo ancora uscire, non siamo bloccati dentro. Vicino a casa c’è un parco con un fiume e ogni giorno andiamo a passeggiare, anche perché in questo periodo c’è un sole bellissimo come non lo avevo mai visto qui a Londra e questo aiuta. Stare a casa con le finestre aperte ti cambia l’umore».

Chi si aspetta che in una metropoli sia più difficile costruire una rete di supporto alla popolazione in lockdown si sbaglia, perché Londra è già avanti da tempo: «È tutto on line: ogni negozio ha un sito internet dove si trovano tutti i prodotti in vendita», spiega Federica. «Basta ordinare e loro ti portano la spesa lasciandola fuori dalla porta. È molto comodo e sicuro. Inoltre nei supermercati hanno organizzato dei turni: la mattina è dedicata solo agli anziani e poi ci sono orari riservati ai medici e ai sanitari in generale, che hanno sempre la priorità. Per ora sta funzionando molto bene».

Ciò che manca è la possibilità di tornare in Italia: «Dovevamo venire per Pasqua, invece chissà quando rivedrò i miei. Ci sentiamo in continuazione, ma non è la stessa cosa». —


 

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi