«Vogliamo prendere in mano il nostro futuro»

Parlano due extracomunitari che hanno deciso di aprire un’attività in provincia Sefir Pajaziti, macedone fa il boscaiolo. «Il problema sono i pagamenti in ritardo»

BELLUNO. La crisi la sentono anche loro, ma non per questo si vogliono arrendere, anzi si sono inventati un mestiere, e la speranza di realizzare i propri sogni è sempre viva.

Si chiamano Serif Pajaziti, 40 anni, macedone residente a Tambre e Sanuh Columbus Ndifor, 36 anni camerunense residente a Belluno. Sono entrambi un esempio di quella percentuale, non troppo elevata, di imprenditori stranieri che hanno voluto investire in provincia di Belluno, lasciandosi alle spalle i loro Paesi d'origine, venendo a cercare fortuna in Italia e in montagna.

Sicuramente una scelta in controtendenza, di cui però sono contenti. Anche se l'intenzione finale è quella, un giorno, di tornare dove sono nati «dove da pensionati si vive meglio». In comune hanno il desiderio di prendere in mano la propria vita, di esserne gli artefici assoluti e unici.

Serif Pajaziti è arrivato nel 1989 in Italia, da solo dalla Macedonia, i primi anni sono stati molto duri, «ma avevo voglia di lavorare e questo mi ha aiutato», dice.

Ha lavorato sei anni in imprese edili, poi per cinque anni in imprese boschive. E infine nel 2006 la decisione di mettersi in proprio, di realizzare una propria impresa a Tambre, dove vive insieme alla moglie, e sempre nell'ambito del settore boschivo.

La sua impresa individuale, che porta il suo nome, conta oltre a lui, due dipendenti di cui uno è il fratello e l'altro è un amico. «Il lavoro di boscaiolo sapevo già farlo, per cui ho deciso di mettermi in proprio», precisa.

L'azienda è nata nel 2006, «ma nei primi due anni ho avuto alcune difficoltà, soprattutto per i ritardi dei pagamenti da parte degli enti locali da cui avevo ottenuto le commesse», precisa Pajaziti. «Infatti, i miei incarichi vengono soprattutto da enti pubblici, dai Comuni. Ho lavorato per il comune di Limana e anche per Belluno. Attualmente mi sono aggiudicato una gara di appalto in Friuli Venezia-Giulia per il taglio di un numero cospicuo di piante in Cansiglio che finirà nel 2013. Quindi per un po' sono tranquillo», dice l’imprenditore macedone.

Come per le imprese italiane, anche per quelle straniere, il problema maggiore, in questo momento di crisi, sono i pagamenti. «I pagamenti degli enti pubblici sono piuttosto lenti, non sono mai precisi. Dopo che uno emette la fattura possono passare 60-90 giorni, ma anche sei mesi, e questo crea non pochi problemi perché ci sono le tasse da pagare e quelle non aspettano. Ma ora si è un po' regolarizzata la situazione, e soprattutto con il Friuli non ho mai avuto problemi. Credo che in Veneto, la crisi stia diventando un alibi per molti enti locali per non pagare a scadenza».

Serif precisa anche che «l'essere straniero non mi ha creato problemi particolari, perché sono amico di tutti, sono integrato dove vivo».

La concorrenza comunque inizia a farsi sentire: «All'inizio c'erano poche ditte nel mio settore, adesso, vista la crisi, invece ne sono sorte molte perché è un comparto che tira».

Ma Pajaziti si dice anche contento: «Comunque non mi posso lamentare: sicuramente per riuscire a lavorare coi bandi pubblici bisogna avere fortuna, mettere il prezzo giusto. Preferisco fare questo che lavorare in fabbrica. Qui sono al contatto con la natura, mi organizzo come voglio e se sbaglio, sbaglio io».

Paola Dall’Anese

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