Vola dalla moto: muore padovano
Antonio Amato s'è schiantato su una ringhiera ed è caduto nel burrone

I Serrai di Sottoguda, a lato la ringhiera rotta dalla caduta. A destra il canyon, in alto si nota il ponte dell’incidente
ROCCA PIETORE.
Si schianta con la moto e vola dal ponte dei Serrai di Sottoguda. Tragico quanto incredibile l'incidente accaduto ieri sulla strada del Passo Fedaia, poco prima di Malga Ciapela. Un motociclista di Padova, Antonio Amato 50 anni, mentre saliva sulla Sp 641 in direzione del passo, è volato dal ponte che attraversa la profonda gola sopra i Serrai di Sottoguda, dopo essersi schiantato con la moto contro la ringhiera di protezione di un'area di sosta a lato strada, prima della galleria. Il centauro ha compiuto un volo di almeno cento-centocinquanta metri ed è finito nel sottostante Rio Pettorina, mentre la moto è rimasta incastrata tra le maglie della ringhiera. Solo per un miracolo il corpo esanime del motociclista non è finito sopra a due ragazzini di 12 anni che passeggiavano sulla strada sottostante e che se lo sono visto volare sopra a meno di un metro. Sono molti i turisti che in questo periodo hanno come meta la strada dei Serrai: un budello naturale unico al mondo. Ieri mattina c'era anche una squadra di calcio giovanile padovana, alla quale appartengono i due ragazzini che si sono trovati davanti alla macabra scena. Forse un malore, forse solo una tragica disattenzione. Di certo la velocità. Queste le cause, al vaglio dei carabinieri di Caprile, all'origine dell'ennesimo incidente con vittima un motociclista che ieri ha insanguinato le strade dell'Agordino. Il centauro padovano infatti si è schiantato contro la ringhiera all'imbocco del ponte, circa mezzo metro fuori dalla sede stradale. Nel tratto che precede il cavalcavia sopra i Serrai, che poi si infila nella galleria in curva, c'è un lungo rettilineo di circa 70 - 80 metri metri, dove la visibilità è ottima. Anche la strada in quel momento era asciutta. Sull'asfalto e sulle gomme della moto nessun segno di frenata. I soccorritori accorsi sul posto, tra questi i vigili del fuoco volontari di Caprile ed i permanenti di Agordo, i volontari della Croce Bianca di Rocca Pietore, che hanno recuperato il cadavere, i carabinieri di Caprile e di Arabba e gli uomini del Soccorso alpino della Val Perttorina, parlano di un incidente dalla dinamica mai vista.
La dinamica.
Erano appena passate le 11. Antonio Amato stava salendo con la sua moto, una potente Honda X Extreme, verso il Passo Fedaia. Il centauro era da solo e anche in quel momento, lungo la Provinciale non passava alcun altro mezzo. Dopo l'abitato di Sottoguda, dove si diparte anche la strada pedonale che attraversa i Serrai, ci sono alcuni tornanti. Superati questi, una lieve semicurva a destra immette sul rettilineo prima del ponte. Cosa sia accaduto resterà un mistero. Testimoni della tragedia non ce ne sono, in quanto sulla strada, in quel momento, non transitava nessuno. Antonio Amato è uscito di quel poco dalla carreggiata nella piccola piazzola di fianco e si è schiantato contro la ringhiera di protezione. Un urto violentissimo, che ha piegato i robusti montanti in ferro della ringhiera. La moto è rimasta lì, dritta come una freccia in un bersaglio, mentre il motociclista è stato catapultato letteralmente in aria, sorvolando la ringhiera. Ed è andato giù sbattendo lungo la scarpata rocciosa. Appena di là dal parapetto, infatti c'è un piccolo spiazzo erboso, dove probabilmente è atterrato una prima volta. L'erba è schiacciata di fresco e si vedono alcuni rami rotti. Poi c'è il baratro. Cento, 150 metri, almeno di vuoto, secondo le stime dei soccorritori. Molto probabilmente il corpo ha sbattuto più volte contro le rocce prima di schiantarsi sul parapetto di protezione in legno della strada sottostante, per poi finire nelle acque del torrente Pettorina che scorre lì in fianco. Solo un miracolo ha fatto sì che nella caduta il corpo non tavolgesse due ragazzini che stavano passeggiando sulla strada dove alcune settimane fa è passato il Giro d'Italia, da alcuni anni diventata pedonale.
Due ragazzi hanno visto.
Sono stati proprio gli accompagnatori dei bambini, ovviamente sotto shock, a dare l'allarme chiamando i carabinieri. Sul posto l'Arma della stazione di Caprile per la ricostruzione della dinamica. Quasi contemporaneamente, sulla strada sopra sono sopraggiunti due motociclisti tedeschi, i quali, vista la moto, hanno intuito l'accaduto e allertato i soccorsi. Particolare agghiacciante: la moto aveva ancora il motore acceso nel momento in cui i due tedeschi si sono fermati per capire quel che era appena successo. «Non sapevamo se era solo, quindi per prima cosa abbiamo guardato che non ci fosse ancora qualcuno aggrappato lungo il pendio» riferiscono i carabinieri. Ancor più raccapricciante la scena che si sono trovati davanti i soccorritori: per il centauro non c'era chiaramente più nulla da fare. Non restava che rimuovere la salma. Cosa avvenuta una volta ottenuto il nullosta del magistrato di turno. Vigili del fuoco e soccorso alpino hanno recuperato il cadavere e ricomposto la salma nella cella mortuaria di Rocca Pietore a disposizione della procura.
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