«Voleva servire l’Italia: ci ha sempre reso orgogliosi»

TURRIVALIGNANI. Il più grande e mesto raduno di penne nere che Turrivalignani (Pescara) abbia mai visto. Ieri sera il paesino ai piedi della Maiella si è popolato di divise tra commilitoni, ufficiali...

TURRIVALIGNANI. Il più grande e mesto raduno di penne nere che Turrivalignani (Pescara) abbia mai visto. Ieri sera il paesino ai piedi della Maiella si è popolato di divise tra commilitoni, ufficiali di comando e alpini in congedo. Tra i primi a offrire conforto ai familiari è stato il comandante del Settimo, il colonnello Stefano Mega, che aveva raggiunto Turrivalignani giovedì sera e ieri ha atteso l’arrivo del feretro in municipio, dove era stata allestita la camera ardente. Nel lutto cittadino proclamato dal sindaco Luigi Canzano verrà celebrato alle 10.30 odierne il rito funebre nella chiesa di Santo Stefano.

Il piccolo appartamento della mamma, Anna Ciccone, è dall’altro ieri meta di un interminabile pellegrinaggio di parenti e conoscenti. Condoglianze che coinvolgono anche i nonni materni di Williams, Antonio Ciccone e Matilde Rosetti. Una famiglia che anche nel dolore ha mostrato quella dignità tutta abruzzese che emerge anche nelle parole di mamma Anna: «Williams è, perché mi piace parlarne al presente, un ragazzo unico. A parte l’orgoglio di esserne la mamma, lo dico perché è quello che pensano tutti quelli che l’hanno conosciuto. Ragazzo impeccabile negli studi, diplomato col massimo dei voti all’Industriale di Chieti e figlio che fin da bambino ha capito quanto lo amavamo io e i nonni. E lui ci ha dato tanto, a cominciare dalla soddisfazione per la sua carriera, che si è conquistato con intelligenza e testardaggine».

Far parte degli alpini non era stato il primo sogno. «Dopo il diploma», spiega Anna, «voleva andare all’università per studiare scienze politiche. Diceva che occorreva gente preparata per dirigere la nazione e che lui voleva servire l’Italia. Ricordo ancora i suoi pianti di rabbia quando gli dissi che non ce l’avremmo fatta a pagare i suoi studi, nonostante io ce la mettessi tutta, accettando anche lavori massacranti».

Poi l’idea di arruolarsi nell’Esercito. «Andò a Roma per la selezione, ma mi telefonò per dirmi che era andata male, l’avevano scartato perché in sovrappeso. Tornò e trasformò la sua camera in una palestra. Alla seconda prova passò e venne inviato prima a Verona per l’addestramento, poi a Belluno nel Settimo». Poi le missioni in Afghanistan. «Al ritorno mi disse che le donne, lì, dovevano alzare la testa, erano succubi degli uomini». Nei frammenti di ricordi c’è anche un computer. «Ne ho finalmente comprato uno, mi disse, e io gli risposi che non ne aveva bisogno, che lui era già un cervello elettronico».

La vita di Williams era da 8 anni a Belluno, dove aveva la residenza e anche gli affetti da adulto, un fidanzamento con Maria Luisa che durava da più di un lustro.

Francesco Blasi

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