Volontari spalano il fango per riaprire il ristorante

Decine di persone hanno passato le giornate al Lago Scin ad aiutare i gestori. «Stagione ormai persa, lavoriamo per poter riaprire in tempo per l’inverno» 

CORTINA. Persa la stagione estiva per il ristorante Lago Scin: si lavora con l’obiettivo di riaprire la struttura per l’inverno. Il ristornate che si trova di fronte il lago Scin, sulla strada regionale 48 che da Cortina sale a Rio Gere, è uno degli edifici più danneggiati dalla frana che venerdì notte è scesa dal Cristallo e ha fatto esondare i torrenti Rio Gere e Bigontina.

Al ristorante è praticamente tutto da buttare. Fango, ghiaia, ma anche massi e detriti sono entrati dalla parte posteriore e hanno completamente invaso il piano terra dove si trovavano le sale da pranzo, la cucina e il bar. Il materiale è poi uscito dalla parte anteriore della struttura. Il seminterrato dove c’erano le cantine è ancora in parte ricoperto di fango.

Anche ieri gli uomini con i badili continuavano a togliere melma. Tutto quello che Carlo Festini e la moglie Patrizia Barbato avevano dentro il ristornate è andato distrutto: arredamento, stoviglie, celle frigorifere, elettrodomestici, vini, alimenti. Da rifare l’impianto di riscaldamento e la caldaia completamente invasi di fango. Tutto frantumato o riempito di fango. Distrutte anche tutte le strutture esterne: tavoli, sedie, casette con i generatori di corrente e attrezzature.

L’edificio è sottoposto a ordinanza di evacuazione e ai piani superiori, dove ci sono gli alloggi, per ora non si può dormire, per evitare rischi, considerando anche che sono previste altre piogge e che l’alveo del torrente non è ancora ripulito. Ieri erano ancora numerosi a lavorare a lago Scin. All’esterno vigili del fuoco, ditte specializzate e Veneto Strade stanno togliendo i detriti colati sul torrente e a bordo strada. All’interno del ristornate si lavora per finire di svuotare tutto e togliere il fango. Con i gestori che si dà da fare c’è anche Walter Zardini, il proprietario, che ha l’appartamento in mansarda. Si dispera nel vedere il lavoro di Carlo e Patrizia in fumo.

«È dura», ammette Zardini, «qui è tutto da buttare». La stima dei danni non è ancora stata fatta; con il passare delle ore, mano a mano che si toglie il fango, emerge un altro pezzo rotto. Lavorano in tanti; alcuni passano a manifestare il loro sostegno, altri si danno da fare con canne e stracci. «Speriamo che non ci lascino soli», dice con la voce rotta dalla commozione Festini, «e che i risarcimenti arrivino. Abbiamo un aiuto manuale da parte di decine e decine di persone. Solo domenica erano in 46 ad aiutarci, cittadini comuni da Cortina e dal Cadore, oltre ai vigili del fuoco e alla protezione civile. L’importante è che anche le istituzioni ci aiutino. La stagione per noi è persa. Ho due dipendenti che tengo e mi stanno aiutando. Gli altri per fortuna sono riuscito a farli andare a lavorare in altre strutture che cercavano personale. Lavoreremo per riaprire per l’inverno».

Anche la moglie Patrizia vuole ringraziare i volontari. «Abbiamo l’aiuto di gente fantastica», dice, «e dopo si vedrà. C’è da pensare anche al lago, perché se la falda si chiude il rischio è che il lago non esista più. Speriamo tutto si risolva. Certo è dura».

 

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