«Volontariato dimezzato nel giro di vent’anni»
BELLUNO. Il volontariato è destinato a dimezzarsi. Meno di vent’anni e in provincia di forze dedite all'aiuto degli altri ne rimarranno sempre meno, a fronte di una società che avrà sempre più bisogno di persone che dedicano il proprio tempo libero agli altri. L’allarme è stato lanciato dal sociologo Diego Cason all'incontro per i 20 anni dell'Ados, Associazione donne operate al seno di Belluno.
Alla sala Muccin del Centro Giovanni XXIII la presidente Carla Pra Baldi ha ripercorso la storia dell'associazione, che dal lontano 1993 è andata via via crescendo, fino a raggiungere quota 200 associate e 32 volontarie che dedicano 2,5 ore a settimana per la segreteria, 8 ore per altre attività di supporto e oltre 1200 all'anno per il linfodrenaggio.
«È un impegno assiduo quello che chiediamo alle nostre volontarie, che aiutano altre donne a superare i disagi nati dall'operazione per il tumore al seno. E non possiamo no dimenticare anche “La forza del sorriso” di Sedico, dove le donne imparano a prendersi cura di loro stesse. Abbiamo però sempre bisogno di persone che ci diano una mano».
E proprio rispondendo a questo appello, il sociologo Cason ha dimostrato come il volontariato sarà destinato a decimarsi.
«Tre gli elementi che porteranno a un dimezzamento delle forze del volontariato», ha spiegato Cason, «primo fra tutti l'aumento dell'età media della popolazione, che creerà un numero maggiore di persone con bisogno di assistenza. Il secondo fattore è l'instabilità del lavoro e l'entrata nel mondo dell'impiego a tarda età: il pensionamento ,che passa dai 50-65 anni ai 65-70, ridurrà il tempo libero a disposizione delle persone. Se a tutto questo si aggiunge la mobilità territoriale dei giovani, costretti a lavorare lontano da casa, si capisce che la frittata è fatta. Tutto questo porterà gli attuali 35 mila volontari attivi in provincia, tra cui i 5-6000 che vi dedicano una parte rilevante della loro giornata, a ridursi drasticamente. E questo non permetterà al sistema di sostenersi».
Un sistema che invece richiede sempre più l'intervento del volontariato per espletare servizi territoriali socio sanitari, come ha dimostrato l'intervento di Lucio Di Silvio, ex direttore sanitario dell'Usl 1 e ora esperto in organizzazione sanitaria. Insomma, un cane che si morde la coda.
Ma finché si può, è bene chiedere i servizi. Ed è quello che ha fatto ieri lo stesso consigliere Sergio Reolon, ricordando la necessità di attivare un servizio di senologia al San Martino. Gli ha ha risposto il dg Pietro Paolo Faronato, precisando che il servizio di oncologia e dell'Ados già offrono di fatto un servizio che è un fiore all'occhiello e che non fa sentire la mancanza di un’unità operativa di senologia.
Paola Dall’Anese
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi