Volontariato, l’obiettivo è investire sui giovani
BELLUNO. Investire sempre più sui giovani. Questa la sfida che si impone al mondo del volontariato. Questo perché, nonostante il territorio provinciale si posizioni al terzo posto in Italia per la densità della presenza di associazioni sul numero complessivo di abitanti, all’interno delle realtà associative si riscontra una certa “stanchezza”. «Nel volontariato manca il turn over», commenta Giorgio Zampieri, presidente uscente del Comitato d’Intesa (è in corso infatti il rinnovo delle cariche). «L'impegno diventa sempre più gravoso per quantità, per la formazione richiesta, che è sempre più professionalizzante (si pensi a chi si occupa di attività di assistenza o di soccorso), per impegni familiari. E le associazioni stanno invecchiando: per questo bisogna investire sempre di più sui giovani».
«A questo si aggiunge anche il fatto che è sempre più difficile fare progetti», continua. «Dal 1997 il Centro di servizio finanzia progettualità tramite appositi bandi. Ma il finanziamento non è mai al 100%: le associazioni devono contribuire con risorse proprie. E in questo periodo di crisi questo è sempre più complesso. Non a caso, per la prima volta nel 2014 le risorse a disposizione non sono state del tutto esaurite».
Guardando i numeri, in provincia sono oltre 500 i gruppi che, in diversi ambiti, si occupano di volontariato. Le associazioni vere e proprie (dati delle iscritte al Registro regionale) sono 215, di cui l’84% è rappresentato all’interno del Comitato d’Intesa. «Si tratta di realtà impegnate nel mondo della Protezione civile, soccorso, assistenza, cultura, sport, ambiente», dice ancora Zampieri. «Nonostante i numeri elevati delle realtà associative, osserviamo la costante diminuzione dell'incremento annuo di nuovi volontari. Gli attuali dirigenti fanno parte della generazione andata in pensione quando poteva ancora dare il suo contributo. La gratuità è la nostra identità specifica, ma con la riforma stiamo andando sempre più verso cooperazione e impresa sociale, che non sono volontariato. E garantire il ricambio generazionale all’interno delle associazioni non è semplice».
Ma come muoversi per assicurare la presenza di giovani? «Sia ben chiaro», sottolinea ancora Zampieri, «i giovani partecipano e “si fanno sentire”. Ma in attività isolate e fanno fatica a consolidare il proprio impegno. Ecco perché bisogna proporre progetti ad hoc, ma anche portare avanti iniziative che facciano sì che le nuove generazioni, al termine della progettualità, decidano di restare». I numeri infatti ci sarebbero: basti pensare a “Csv...volontario anche tu!”, che ha visto coinvolto in provincia un migliaio di giovani. «Anche per il servizio civile riusciamo a ottenere sempre una buona assegnazione di persone: a settembre siamo partiti con 42 ragazzi», mette in risalto Zampieri. «Abbiamo poi il Centro studi ricerca e progettazione del Csv, composto da giovani, e portiamo avanti il progetto “Diamoci una mossa”, per esortare le associazioni di volontariato alla partecipazione». «Il Csv non esiste senza le associazioni», sottolinea Nevio Meneguz, direttore del Centro servizi per il volontariato. «Servono segnali e indicazioni. Esserci significa dare la possibilità alle associazioni di essere incisive. A questo scopo stiamo rafforzando relazioni e partnership. Dalle Fondazioni arrivano rassicurazioni: sembra che nel 2016 avremo qualche risorsa in più, quindi avremo una garanzia di prosecuzione a medio termine».
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