Volontariato scosso: «Diamo impegno ma corriamo rischi»
FELTRE. Attestazioni di stima e compartecipazione. La vicenda che coinvolge la maggioranza dei consiglieri del Carenzoni Monego, su cui pende la spada diDamocle di una somma di 145 mila euro da pagare di tasca propria, mobilita il volontariato feltrino. Dall’Ana al Palio, e dall’Azienda feltrina servizi alla persona, sorge una considerazione unanime: «Spendiamo tutti grandi energie senza avere alcun tipo di risarcimento», dicono in sostanza i volontari, «ma siamo tutti potenzialmente vulnerabili alle insidie della burocrazia o dell’errore umano».
Sono rimasti tutti scossi, Stefano Mariech presidente della sezione Ana, Stefano Antonetti memoria storica e già presidente dell’ente Palio e del Fondaco, e Angelo Dalla Costa, presidente dell’Azienda municipalizzata, per ciò che è accaduto al Carenzoni: nel 2015 il direttivo si è risolto a vendere la palazzina ex farmacia Ricci di Largo Castaldi all’unico concorrente della trattativa privata, dopo due aste andate deserte. In trattativa, la riduzione del costo dell’immobile a base d’asta è stata consistente, più di centomila euro. E questi soldi, dopo l’indagine della Regione che ha trasmesso il tutto, come atto dovuto, alla Corte dei Conti, configurano per la magistratura speciale il danno erariale cagionato all’Ipab. Con conseguenze pecuniarie per tutti i consiglieri che, all’epoca, avevano approvato la decisione.
«Il Carenzoni è stato prezioso punto di riferimento anche per noi, nei sette anni in cui ho fatto il presidente del Palio», spiega Stefano Antonetti. «È sempre stata una struttura vicina al volontariato. E questa ulteriore tegola non ci voleva, perché può essere demotivante per chi si è sacrificato e continua a farlo per la causa sociale, a maggior ragione adesso che si pongono con drammatico aumento le problematiche della marginalità sociale. Ora poi il volontariato è sempre più esposto a rischi, e il presidente di ogni sodalizio è un rappresentante legale e corre dei rischi personali».
Lo sa bene il presidente dell’Azienda feltrina servizi alla persona, Angelo Dalla Costa, che paga di tasca propria un’assicurazione di cinquecento euro annui e mette anche gli altri componenti del cda nella condizione di fare altrettanto.
«Il più delle volte la politica è distante», dice Dalla Costa, «e resta il cerino in mano a chi si prende l’onere senza onori e senza risarcimento alcuno, di portare avanti le giuste cause. I rischi sono davvero troppo alti. Come azienda, dobbiamo per forza ricorrere ai pareri legali. Ma non basta. Così è fuori discussione la protezione individuale. Quella che ad esempio io ho stipulato con l’assicurazione e per la quale pago quasi cinquecento euro all’anno, per non incorrere in quanto è successo al Carenzoni. Al presidente Beino e ai suoi va tutta la mia solidarietà».
Laura Milano
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