Voucher, è caos dopo la corsa all’acquisto

Da ieri mattina non si possono più ottenere. Commercianti preoccupati: «Quando avremo un altro strumento?»

BELLUNO. Venerdì c’è stata la corsa ad accaparrarsi i voucher: le tabaccherie e gli altri posti dove si potevano ancora acquistare sono stati presi letteralmente d’assalto. Ieri, invece, la delusione per chi li cercava ancora e si è sentito rispondere che non è più possibile ottenerli. E ora torna la paura del lavoro nero.

Finisce così, con il decreto del Consiglio di ministri di venerdì, la storia dei voucher, strumento amato-odiato che la Cgil voleva togliere con un referendum perché «ha peggiorato le condizioni dei lavoratori, precarizzandole ancora di più», come dicono dal sindacato. E ora che non ci sono più, in tanti li rimpiangono, a cominciare da chi opera nel commercio e nel turismo. Operatori che ora chiedono che venga immediatamente previsto un altro strumento agile e semplice come i cari vecchi voucher.

«Venerdì pomeriggio c’è stata una vera e propria corsa per acquistare gli ultimi voucher disponibili», spiega Giovanni Gallo, che gestisce la tabaccheria sul Liston. «Solitamente, in una settimana vendo voucher per un importo di 5 mila euro, ma solo venerdì in poche ore ne ho rilasciati per circa 8mila. L’ultima persona me ne aveva chiesti 2000 ma ho potuto consegnargliene solo 100, quelli che mi erano rimasti. E questa mattina (ieri per chi legge, ndr) quando un signore è entrato chiedendomi i voucher, sul dispositivo è uscita la scritta: “Il Consiglio dei Ministri ha abolito i voucher, il servizio di emissione è bloccato”». Chi ne ha ancora, quindi, potrà utilizzarli fino alla fine del 2017.

A Belluno i voucher erano molto utilizzati, soprattutto da bar e negozi. Ora si teme che possa tornare alla ribalta il lavoro non regolare. E i commercianti sono preoccupati. «I voucher non andavano eliminati, semmai modificati», commenta il presidente di Confcommercio, Paolo Doglioni. «Ora i risvolti negativi saranno sentiti non solo da noi commercianti, ma anche dai privati che magari utilizzavano questi strumenti per eseguire dei lavoretti a casa o in giardino. Non so come il legislatore abbia potuto pensare di eliminarli invece di cambiare questi contratti. Come presidente di categoria sono molto preoccupato, spero arrivi presto una modifica intelligente».

A rincarare la dose anche Mirta Zanolla, che gestisce il Caffé Manin. «Anch’io usavo molto i voucher soprattutto nel fine settimana. Li ho usati anche sabato scorso. A dire la verità questi strumenti funzionano anche per testare le persone ed erano anche un modo per far lavorare i giovani. Ora questo non potrà più esserci. Si dovrà ripiegare, quindi, sui contratti a chiamata, anche se a mio parere questa decisione del governo non farà altro che incentivare il lavoro nero».

All’attacco anche il direttore dell’Ascom, Luca Dal Poz. «Non si riesce ad individuare alcun effetto positivo del decreto di abolizione dei voucher. Qui si è voluto buttare il bambino con l’acqua sporca: visto che qualcuno li stava usando male, allora si è preferito abolirli. Ma non è così che funziona», ribadisce Dal Poz, che in questa vicenda individua i responsabili proprio nel sindacato che voleva fare un referendum per toglierli di mezzo. «Il problema», prosegue il direttore di Confcommercio, «è che ora le aziende non hanno strumenti di flessibilità, strumenti alternativi che siano semplici e facili come i voucher. La ristorazione, gli alberghi e tutto il settore del turismo dove il mercato è più imponderabile e non è così facile prevedere i flussi, hanno bisogno di questi strumenti, di persone che possono essere assunte per alcuni lavori in particolare e non in modo continuativo».

Per Dal Poz il fatto che ci sia stato un boom nell’utilizzo dei voucher dimostra soltanto che «era uno strumento importante. Se qualcuno è andato oltre doveva essere punito, non si doveva chiudere il servizio. E adesso il problema è tutto in capo a noi commercianti».

Per il direttore dell’Ascom la questione ora si complica: «Quando avremo un altro strumento? Conoscendo i tempi italiani non possiamo permetterci di rimanere scoperti per tanto tempo. Da domani come associazione ci muoveremo con i nostri parlamentari perché si possa avere una norma alternativa entro breve».

 

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