Voucher irregolare: esercente multato

Sanzione di 2 mila euro a un negozio di abbigliamento di Belluno. La Cgil attacca: «I buoni sono uno strumento di ricatto»

BELLUNO. Si chiamano buoni del lavoro, «ma sono buoni solo per ricattare tantissimi giovani e persone in condizioni di precarietà che, piuttosto di niente, accettano quel “piuttosto”, ovvero di lavorare sottopagati e senza le tutele espressamente previste dalla legge».

L’Ispettorato del lavoro scopre un nuovo caso di lavoro nero nel capoluogo e la Cgil di Belluno parte all’attacco, condannando senza mezzi termini i buoni per l’impiego accessorio, come chiariscono le parole di Ludovico Bellini, segretario provinciale del sindacato. A risollevare il polverone l’ultimo caso, quello di un negozio di abbigliamento multato perchè faceva lavorare una donna completamente sprovvista di ogni copertura lavorativa.

Quando si è trovato di fronte gli uomini dell’Ispettorato del lavoro, lo scorso 15 aprile, il titolare dell’esercizio ha tentato di giustificare la presenza della dipendente con i voucher, ma i carabinieri hanno contattato l’Inps (a cui i buoni per il lavoro occasionale vanno preventivamente comunicati online) ed è scattatata la doppia sanzione: alla società (con sede a Mareno di Piave, Treviso) titolare dell’esercizio 2 mila euro di multa e sospensione dell’attività fino al pagamento della multa (saldata qualche giorno dopo), oltre all’obbligo di stipulare un regolare contratto di almeno tre mesi con la dipendente, con conseguente versamento dei contributi Inps e Inail. La lavoratice, una quarantenne di Ponte nelle Alpi, risultava priva anche dell’obbligatoria formazione sulla sicurezza.

«La Cgil sta raccogliendo le firme per un nuovo statuto dei lavoratori e delle lavoratrici, che vada oltre le direttive di quello vigente, datato 1970», spiega Bellini. «Siccome conosciamo i tempi dell’approvazione di una legge abbiamo scelto tre punti sui quali allestire tre referendum abrogativi, per i quali stiamo raccogliendo le firme, anche in provincia di Belluno. Uno di questi tre referendum è secco: abrogazione dei voucher. Perchè sono un problema. C’è stato e c’è un abuso di questo strumento, che siccome non prevede un contratto scritto è difficilmente controllabile. Non sono rari i casi in cui a fronte di 8 ore lavorate i voucher riconosciuti sono 4: il lavoratore prende cioè 3.75 euro all’ora, sottopagato, e soprattutto la metà dei contributi. Questo è possibile anche perchè i voucher si possono fare online, quando si vuole».

E la mancata sicurezza sul luogo di lavoro è un’inevitabile conseguenza. «La crisi viene affrontata da tanti abbassando le tutele e le tutele più facili da abbassare, anche qui nel Bellunese, sono proprio quelle antinfortunistiche e a tutela del personale. Stiamo davvero tornando indietro».

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