Voucher, nel turismo boom di utilizzo +20% rispetto al 2015

I dati elaborati dalla Cisl del Veneto sono chiari: in un anno in provincia l’incremento complessivo è stato del 13%
Di Paola Dall’anese

BELLUNO. In quattro anni il numero di voucher utilizzati in provincia di Belluno è aumentato a dismisura, passando dai 79.802 del 2012 ai 643.153 del novembre 2016. Secondo le stime dell'Ufficio Studi della Cisl Veneto il numero dei lavoratori remunerati con questi buoni lavoro in Veneto è quadruplicato.

Un dato in aumento del 13% in un anno in montagna, se si considera che nel 2015 i voucher erano 568.422 e ad un mese dalla fine del 2016 sono già 643.153. E manca appunto tutto il mese di dicembre con quello che ciò comporta a livello di contratti nel settore turistico. Ed è proprio il turismo il comparto dove in provincia sono utilizzati maggiormente.

Si è passati, infatti, dai 117.947 del 2015 ai 142.111 di quest’anno con un balzo in avanti del 20%, una delle performance tra le più alte in tutto il Veneto (la terza dopo Padova +24% e Venezia +23%).

«Questi numeri», commenta il segretario generale della Cisl Belluno Treviso Franco Lorenzon, «fanno capire che i voucher si sono rapidamente trasformati in nuovi strumenti di sfruttamento dei lavoratori precari e luogo di evasione contributiva e fiscale. Purtroppo è l'ennesima dimostrazione del concetto tutto italiano di “legalità”, intesa come la possibilità di fare tutto ciò che è permesso formalmente, a prescindere dall’obiettivo della norma, che nel caso specifico era quello di contrastare il lavoro nero».

«Noi non siamo contrari per principio ai buoni-lavoro, ma chiediamo che il loro utilizzo venga riportato alle finalità originarie», spiega il segretario provinciale Rudy Roffarè. «L’abuso nel turismo porta a non riconoscere le professionalità e le competenze necessarie e adeguate ad un settore in cui il servizio, la cortesia verso il cliente e la preparazione giocano un ruolo fondamentale nel mercato globale dell’offerta turistica. Malgrado tutti gli incentivi che erano stati messi in atto dal governo a partire dal Jobs Act il fatto che il fenomeno “voucher” si sia così ingrandito significa che non è stato utilizzato per far emergere il lavoro nero, ma per precarizzare quelli che un tempo erano contratti a tempo determinato». Roffaré evidenzia che il buono lavoro viene speso, oggi, in tutti i settori, «anche nell’edilizia e questo significa che gli addetti in questo modo non hanno la formazione adeguata per una maggiore sicurezza sul lavoro e questo a scapito dell’incolumità del dipendente».

Ma se il turismo tiene banco, un calo importante dei voucher si riscontra nelle attività agricole che dal 2015 al 2016 vedono una flessione del 29%, la più alta di tutto il Veneto. Leggera flessione anche nel commercio (passa dai 74.566 dell’anno scorso a 67.233 attuali). Importante decremento anche nei lavori domestici (si passa da 18.934 a 15.334).

Nei servizi, invece, c’è stato un incremento: si è passati da 48.872 voucher del 2015 ai 53.003 attuali. «Si conferma il panorama che ha fatto partire la campagna Stop Voucher tra aprile e luglio di quest’anno», conclude il segretario regionale della Cisl, Onofrio Rota. «L’effetto negativo del voucher ha superato da tempo quello positivo».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi