Wanbao, i lavoratori dicono “no” agli esuberi

Con questo mandato unanime oggi i sindacati andranno a Venezia per trovare un accordo che non contempli licenziamenti

mel

I lavoratori della Wanbao Acc di Mel hanno deciso: no agli esuberi. Stop, quindi, ad accordi che prevedano anche un solo licenziamento.

Il mandato, che è emerso ieri al termine delle tre assemblee sindacali svoltesi in vari momenti della giornata, non lascia spazio a dubbi o incertezze. E oggi pomeriggio a Venezia, al tavolo della trattativa, sarà questa la certezza che porteranno Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil. A queste condizioni, però, sono in molti a temere che l’accordo per gestire gli 88 esuberi possa saltare e che quindi l’azienda cinese sia costretta a inviare le lettere di licenziamento dal primo di ottobre.

«I dipendenti sono tutti concordi nel dire che non si tratta su eventuali esuberi: l’azienda non deve licenziare nessuno», dicono Luca Zuccolotto della Fiom, Mauro Zuglian della Fim e Luciano Zaurito della Uilm. «È stato giusto far decidere i lavoratori del loro destino. E con queste intenzioni noi torneremo al tavolo domani (oggi per chi legge, ndr) per trattare con la proprietà», sottolinea Zuccolotto, che si dice contento di questa scelta dei dipendenti, «perché è anche la posizione della Fiom in questa partita».

Questa presa di posizione va, quindi, a respingere l’eventualità di accordi in cui si salvano tanti lavoratori, sacrificando al contempo qualche altro. D’altra parte il no ai licenziamenti era sempre stata la posizione pressoché unanime del sindacato in questa partita. Le proposte nei mesi sono state messe sul tavolo, senza ricevere, però, l’adesione dell’azienda.

«Questo risultato ci dà la cifra della solidarietà che esiste dentro e fuori lo stabilimento della Wanbao Acc», commenta Zuglian della Fim. «A questo punto cercheremo con l’azienda di trovare delle soluzioni per evitare i licenziamenti e salvare tutti i posti di lavoro», spiega il sindacalista della Cisl.

Quali le soluzioni? Potrebbero essere ancora utilizzabili il part time a 4 ore e il passaggio da otto a sei ore lavorative al giorno, ma solo se ciò non comporterà licenziamenti.

«Non vogliamo che sia lasciato a casa alcun lavoratore», sottolinea il segretario Zaurito. «Se si dovesse decidere per l’eventuale diminuzione dell’orario di lavoro, dovranno essere i singoli lavoratori a firmare gli accordi. Dome Uilm siamo nettamente contrari ad andare in deroga alla norma come invece vorrebbe l’azienda, che parla di accordi sulla base dell’articolo 8 del decreto Sacconi per cui si dà possibilità all’azienda di firmare collettivamente i vari contratti».

La vicenda Wanbao Acc è giunta quindi a una svolta. E oggi si capirà cosa realmente succederà ai suoi dipendenti. Dipendenti che da oltre dieci anni stanno lottando per tenere il posto di lavoro, anche se in molti, tra riorganizzazioni e fallimenti, hanno già dovuto rinunciarvi.

Intanto, qualche lavoratore ha fatto il colloquio in alcune delle aziende che hanno dato disponibilità ad assumere. «Dispiace che il territorio non abbia risposto all’invito di dare una possibilità a questi lavoratori capaci, ci sono professionalità che rischiano di essere sprecate», dice Zuccolotto. —



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