Wanbao, massima l’adesione allo sciopero
Massima l’adesione allo sciopero di due ore alla fine di ogni turno, indetto ieri dai sindacati di categoria allo stabilimento dell’Acc Wanbao di Mel.
«Sappiamo, da quanto ci dicono le nostre rsu, che il primo turno di lavoratori che avrebbe dovuto uscire alle 14, ha aderito completamente all’astensione dal lavoro uscendo tutti alle 12. E così è andato sicuramente anche per gli altri turni», precisa Stefano Bona, segretario della Fiom Cgil.
Lo sciopero è stato deciso all’indomani delle mancate risposte dei vertici della proprietà cinese al Consiglio di sorveglianza istituzionale svoltosi mercoledì a Mel. In quella sede sia dai politici che dai sindacati che dai tecnici era stato chiesto all’amministratore delegato di Wanbao in Italia di dire chiaramente le intenzioni per il futuro dello stabilimento. Domande, però, a cui non è stata data alcuna risposta.
E mentre le parti sociali temono la chiusura della fabbrica, resta la volontà di non lasciare nulla di intentato, facendo sentire tutto il proprio disappunto per questa costante incertezza in cui i 270 dipendenti sono costretti a vivere in questi ultimi anni.
«Come lavoratori ci sentiamo presi in giro», dice Massimo Busetti, rsu, «rispetto ai proclami di rilancio e riavvio di un’attività fiorente come un tempo, siamo ancora una volta ai timori di chiusura. Ad oggi, questa paura è accentuata dal fatto che da tempo stiamo lavorando in diretta: cioè il cliente chiede dei pezzi e noi li facciamo. Non c’è un piano di produzione a lungo termine».
L’incertezza però non fa perdere la voglia di reagire a sindacati e dipendenti. «Ora siamo concentrati nell’organizzare la manifestazione sotto il consolato cinese a Milano che si svolgerà il 20 settembre, data in cui sarà indetto lo sciopero di otto ore allo stabilimento», precisa Mauro Zuglian della Fim Cisl. «Abbiamo iniziato a prenotare le prime due corriere ma siamo sicuri che il numero aumenterà perché i lavoratori vogliono esserci. Cercheremo di coinvolgere anche i politici locali e i nostri parlamentari. Il sindaco Cesa ha già dato la sua adesione. Più saremo meglio sarà. Come sindacati abbiamo attivato i nostri canali per poter organizzare al meglio questo sit-in che speriamo possa smuovere le acque», prosegue Zuglian.
Nel frattempo si attende la data di convocazione al Ministero dello Sviluppo economico «per conoscere, finalmente, i progetti per questo stabilimento da parte della proprietà», dicono ancora le parti sociali. E su questo fronte si sta dando da fare il ministro D’Incà.
«Il mercato del compressore sta andando bene, ed è un mercato interessante se solo ci fosse la volontà di investire in un prodotto nuovo e su un centro di ricerca. Quello che chiediamo», concludono i segretari di Fiom, Fim e Uilm, «è che l’azienda sospenda quei comportamenti che stanno mettendo a serio rischio l’attività attendendo una soluzione per conservare lo stabilimento e il know how che in questi anni ha continuato ad assicurare un prodotto di qualità». —
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