Wanbao, rischio di “fuga” dei committenti: Padrin chiede l’intervento del Governo

«Occorre inserire nell’eventuale decreto per l’Ilva anche il commissario dell’ex Acc». E l’Electrolux potrebbe andare altrove 

BORGO VALBELLUNA

Corsa contro il tempo per impedire che la Wanbao si trasformi in un altro caso Ilva/Arcelor Mittal. C’è il rischio, infatti, che l’annunciata chiusura in febbraio dell’azienda di Villa di Villa comporti la fuga dei committenti, a partire dall’Electrolux, e con essa un milione 200 mila compressori l’anno. . «Sarebbe un vero disastro – ammette il presidente della Provincia Roberto Padrin -. Dobbiamo evitare che si sfaldi questa rete, come tutte le altre» . E per farlo, il presidente lancia un’ipotesi: «Inserire nell’eventuale decreto Arcelor Mittal un qualche espediente per assicurare il commissariamento anche di Mel» sottolinea Padrin. «Un commissario, infatti, potrebbe gestire in 6-7 mesi il percorso verso una transizione che assicuri un futuro alla nostra industria di compressori, che sostanzialmente è rimasta l’unica del settore nell’Europa occidentale».

Si riunisce il consiglio

di sorveglianza

Se ne parlerà anche al Consiglio di sorveglianza convocato dal sindaco di Borgo Valbelluna, Cesa, per domani. Dal punto di vista istituzionale, vi è infatti la consapevolezza, condivisa sia dal Governo sia dalla Regione (il ministro D’Incà e l’assessore Donazzan in particolare), che se – dopo Arcelor Mittal – anche un’altra multinazionale, la cinese Wanbao, abbandona e desertifica un polo strategico delle grandi produzioni nazionali (il compressore è il componente tecnologico fondamentale per il frigorifero; e la disponibilità di una fabbrica-satellite a 50 km da Susegana è stata essenziale per fare dello stabilimento trevigiano la capitale mondiale del “freddo” Electrolux con l’investimento monstre di 130 milioni) davvero si apre lo scenario da incubo della de-industrializzazione dell’Italia.

Le strategie

Si sta, insomma, andando verso una strategia “tarantina” di fortissima pressione su Wanbao. Il governo cinese sarà chiamato a chiarire la sua posizione rispetto alla condotta, definita “sleale e ostile”, di una sua azienda pubblica (Wanbao è di proprietà della Città di Canton-Guangzhou), e sarà minacciato il blocco delle iniziative di investimento in corso con Canton (un terminal del Porto di Trieste a Canton e l’intervento di Canton all’interporto di Padova).

Saranno accelerate anche le iniziative legali contro Wanbao: in queste ore si stanno valutando i prezzi di carico della componentistica fornita dalla Cina a Mel per verificare che non vi siano state manovre funzionali alla dilatazione artificiale delle perdite della controllata italiana di Wanbao.

Dal Bellunese, si leva poi compatta la richiesta di affidare a Castro il ruolo di “super-commissario” di Mel per traghettare lo stabilimento verso un nuovo investitore. Da qui, appunto, la prospettiva di un “decretino” sul nuovo commissario.

Il presidente della Provincia lancia la proposta perché ha acquisito informazioni secondo le quali i committenti di Wanbao potrebbero essere rassicurati da una prospettiva di continuità. Electrolux, infatti, in caso contrario sarebbe costretta ad attivare altre fonti di approvvigionamento e, guarda caso, si rivolgerebbe ancora una volta al mercato cinese, nella fattispecie alla principale concorrente di Wanbao. Dentro questa complessità si stanno adoperando, in particolare, l’assessore regionale Elena Donazzan e lo stesso ministro Federico D’Incà che nelle settimane scorse aveva esternato l’allarme di tutta la Valbelluna all’ambasciatore cinese in Italia, anticipando che una mancata soluzione positiva della vicenda avrebbe ricadute negative nelle relazioni bilaterali tra i due Paesi. Nell’ultimo incontro al Mise, Wanbao aveva accettato che la società PWC si attivasse per trovare possibili acquirenti.

La procedura è in corso ma le organizzazioni sindacali precisano che non ne sanno ancora niente, mentre è arrivata la doccia gelata dell’esaurimento delle “scorte” di fondi (5 milioni di euro) e quindi della necessità, per i cinesi, di chiudere già a febbraio. Di questo allarme si fa portavoce anche il presidente Padrin chiedendo massima trasparenza alla Wanbao: «Vogliamo sapere se, i 5 milioni a parte, sono tutelate le spettanze ai lavoratori (ferie e tfr) e ai fornitori. Non vogliamo immaginare il rovescio della medaglia».

Alta tensione

La tensione è molta alta, anche a livello sindacale. La clamorosa violazione da parte di Wanbao dell’impegno assunto davanti al Ministro D’Incà e alla sottosegretaria Todda il 24 ottobre al Mise di non compromettere la continuità produttiva fino al prossimo incontro, previsto intorno al 10 dicembre, realizzata annunciando ai principali clienti (Electrolux in testa) la cessazione dell’attività a febbraio 2020, si presenta come una inattesa e crudele condanna a morte di quello che è rimasto l’unico stabilimento italiano di compressori e che fino a 10 anni fa era il più importante e il più avanzato del mondo. «Il decreto è, al momento, la prospettiva più credibile – ammette il segretario della Fiom, Bona -. Vorremmo che se ne facesse carico tutta la politica. Il Governo deve sentire che il Bellunese è compatto. Abbiamo atteso che maturasse qualcosa di nuovo, dopo il vertice al Mise, ma non è accaduto. Wanbao ci ha fatto sapere, l’altro giorno, che le nostre preoccupazioni sono esagerate. E che la procedura di vendita è in atto e darà i risultati attesi. Ma sinceramente non ci facciamo soverchie illusioni». Non si dimentichi – ammonisce il sindacalista che la Wanbao è l’Ilva di Belluno.

 

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