Welfare territoriale firmata l’intesa per creare un fondo

Per combattere lo spopolamento la Provincia e i sindacati stanno preparando un pacchetto da finanziare

BELLUNO. Nel 2020 nel Bellunese ci saranno meno di 200mila abitanti. «La desertificazione abitativa», la chiama Renato Bressan, segretario dei pensionati della Cgil. «A settembre scorso, dati Istat, i bellunesi erano 205.073».

Un territorio di vecchi, di giovani che vanno altrove e di scarse nascite. Si può invertire la tendenza? Non è certo facile, «ma ci proviamo», spiega ancora il sindacalista.

Ieri a Palazzo Piloni, i sindacati Cgil e Cisl con le rispettive categorie dei pensionati, hanno firmato l’intesa con la Provincia, rappresentata dal presidente Roberto Padrin, sul welfare territoriale. Dopo l’incontro di metà dicembre, ieri si è arrivati alla firma e nelle prossime settimane sono previsti altri appuntamenti in cui saranno definiti i contenuti, dal regolamento, allo statuto alle linee di intervento.

Ma di cosa si tratta? «Si tratta di costituire un fondo, anche molto corposo, a cui dovrebbero concorrere tutti, dagli enti locali, Provincia e comuni, ai privati, alle aziende, agli organismi rappresentativi come il Fondo dei comuni confinanti e il Consorzio Bim. Serviranno diversi milioni di euro se vogliamo tentare di invertire la tendenza allo spopolamento e offrire a giovani e meno giovani condizioni di vita migliori nei nostri paesi montani».

Sono quattro gli ambiti su cui il fondo dovrà concentrare la propria azione positiva. Prima di tutto il “pacchetto genitoriale”, che comprende, ad esempio, il bonus bebè, la rete degli asili, i centri famiglia o comunque tutte quelle azioni che siano di aiuto alle giovani coppie con figli.

Si passa poi ai “cicli scolastici universitari”, per offrire ai giovani neo laureati dei tirocini post laurea che li mettano in contatto con il mondo del lavoro e li aiutino a trovare una occupazione nel Bellunese senza necessità di andarsene via. «Si può pensare anche a degli incentivi per le imprese», aggiunge Bressan.

La terza linea di intervento è la politica abitativa, con la costituzione di un fondo di garanzia per le banche che erogano mutui alle giovani coppie per la casa, che dia un po’ più di sicurezza a chi affronta l’importante spesa di una abitazione ma che si trova a fare i conti spesso con un lavoro precario o che potrebbe saltare.

Infine gli anziani, per i quali si pensa ad una carta servizi.

L’intesa sarà presentata anche ai Comuni (c’è già una decina di accordi firmati con altrettanti enti locali), oltre che al Comitato dei Fondi di confine e al Bim. «Prima di tutto la proposta deve avere un carattere pubblico, poi ci metteremo in contatto con il mondo economico e imprenditoriale privato», chiarisce Bressan.

Al sistema delle imprese e dei privati verrà chiesto di entrare nel comitato di gestione del fondo.

«Ai Comuni chiediamo di metterci un euro per abitante, alla fine la cifra sarà di circa 200mila euro. Non una cifra enorme ma importante. Per quanto riguarda i Fondi di confine, ne abbiamo già parlato con De Menech, presidente del Comitato. Da dicembre è cambiato il regolamento e si parla di finanziamenti per progetti di area vasta, come è esattamente questo».

A Padrin e quindi alla Provincia è stato chiesto di fare da capofila per tutti i Comuni, con un occhio di riguardo per quelli delle Terre Alte dove l’emergenza spopolamento si sente di sicuro di più.

Il prossimo incontro è in programma per il 13 febbraio: in quella occasione verranno discusse le questioni tecniche, dallo statuto, al regolamento, dai progetti di sostegno ma soprattutto al loro finanziamento. (ma.co.)

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