WOJTYLA BEATOBelluno ricorda il papa che amava le Dolomiti / Foto

Un rapporto particolare legava Giovanni Paolo II a questa terra, non solo perché aveva dato i natali al suo predecessore: a Lorenzago Wojtyla amava trascorrere le vacanze. E ora c'è chi lo vuole patrono delle Dolomiti
BELLUNO. Giovanni Paolo II patrono delle Dolomiti? Non solo, dell'intera provincia di Belluno. E il titolo è davvero meritato, a considerare quanta affettuosa considerazione Karol Wojtyla portasse per questa terra, come ammette mons. Maffeo Ducoli, vescovo emerito della diocesi di Belluno-Feltre, a cui si deve l'intuizione di portare il papa polacco in soggiorno ai piedi del monte Cridola. E di questo stesso parere è mons. Antonio Mistrorigo, già vescovo di Treviso, ormai prossimo ai 100 anni, che insieme a Ducoli condivise la proposta di fare di Lorenzago un altro Castelgandolfo. Sei le vacanze trascorse dal successore di Giovanni Paolo I nella casa di Mirabello, a partire dal 1987.

Ma proprio per far memoria del predecessore, Giovanni Paolo II visitò il Bellunese ancora nel 1979, un anno dopo l'elezione. Era il 26 agosto di Wojtyla sostò a Canale d'Agordo, poi salì sulla Marmolada, a Punta Rocca.

E ancora per commemorare papa Luciani, nel 10º anniversario della troppo rapida scomparsa, volò da Lorenzago a Col Cumano il 16 luglio 1988, dove passò in rassegna tutti i problemi della montagna bellunese - da qui i motivi per estendere la sua protezione dalle Dolomiti all'intera provincia -, senza dimenticare un ammonimento, oggi di strettissima attuialità: «Queste stupende montagne che furono teatro di sanguinosi conflitti nella guerra 1915-1918 vedono oggi gli uomini, un tempo nemici, scambiarsi un segno di pace. E' un gesto carico di speranza, che corrisponde al desiderio più vivo di ogni uomo: "mai più la guerra!"».

Papa Wojtyla dimostrò allora di conoscere le angustie e le speranze delle terre alte. E da allora la situazione non è granché cambiata. «Come ogni terra, anche la vostra ha le proprie necessità e speranze - disse in quella circostanza -. I problemi della gente di montagna non sono piccoli, né pochi: tentazione di abbandono, invecchiamento della popolazione, necessità di sviluppo delle attività turistiche, dell'artigianato, della piccola industria, difesa della natura. Il lavoro della terra non è sempre debitamente apprezzato, cosa che favorisce la fuga dalla campagna verso la città».

Ma Giovanni Paolo II non si limitò al sorvolo dei temi. Li affrontò chiamandoli per nome e cognome. «I problemi della zona, che investono anche i settori dell'industria e dell'artigianato, verranno più facilmente risolti se le istituzioni e persone, che hanno ruoli direttivi ad ogni livello, non tralasceranno nessuno sforzo per perseguire quelle mete che, sia pure gradualmente, possano assicurare a tutti un lavoro dignitoso, presupposto fondamentale per un futuro di serenità e di pace».

In questo quadro è altresì da tenere presente - ebbe modo di precisare - lo sviluppo dell'attività turistica, componente non trascurabile della vostra comunità. «Le bellezze naturali, di cui il Signore vi ha fatto dono con tanta generosità, costituiscono una forte attrattiva nel periodo estivo, come in quello invernale, da parte di molte persone che, dopo un lavoro logorante nelle città, hanno bisogno di riposo per recuperare le forze psicofisiche». Da qui l'importanza del lavoro di albergatori, guide alpine, maestri di sci, operatori turistici di vario genere, ai quali Wojtyla disse: «Servire gli ospiti con amore vedendo in essi il fratello forestiero nel quale si scopre il volto di Cristo, dona forza per affrontare turni di lavoro stressante con scarsi momenti di tempo libero, ma, insieme, grande serenità interiore».

E poi il problema dell'emigrazione stagionale. «Si tratta spesso di una dolorosa necessità per venire incontro all'insufficienza offerta dal lavoro locale, non priva di pericoli per la salvaguardia dei valori cristiani nella famiglia, i cui membri restano per molti mesi separati, mentre alcuni di essi, i lavoratori, non hanno quell'assistenza religiosa capace di sostenerli nei momenti difficili».

Era il 16 luglio 1988, quindi 23 anni fa. Già allora incombeva un altro tema di forte attualità: l'immigrazione. «Il vostro comportamento verso questi immigrati sia all'insegna del rispetto, dell' accoglienza più sincera e della carità» raccomandò Giovanni Paolo II.

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