«Wojtyla, protettore del Cadore»
Pieve e Lorenzago hanno ricordato così nelle preghiere il papa polacco
La devozione nella Basilica di fronte alla bara del Papa
PIEVE DI CADORE.
Già ieri sono state celebrate le prime messe, ricordando il beato Wojtyla, sia a Pieve di Cadore che a Lorenzago, ed in altre chiese della diocesi. «Preghiamo il nostro santo protettore - ha detto l'arcidiacono del Cadore monsignor Renzo Marinello -, il protettore del Cadore e delle Dolomiti». Allo stesso modo don Sergio De Martin, parroco di Lorenzago.
Se in estate ritornerà il cardinale Camillo Ruini, invitato a raccontare "da vicino" il nuovo beato, sarà proprio all'ex presidente della Cei che verrà presentata la richiesta di formalizzare l'affidamento di questa parte della montagna bellunese al suo concittadino più illustre.
Papa Giovanni Paolo II, infatti, è concittadino del Cadore. Ed è per questo che domenica a Roma erano presenti il presidente della Magnifica Comunità Renzo Bortolot, l'arcidiacono monsignor Marinello e l'assessore di Lorenzago Paolo Rocchi. A Roma c'erano anche cinquanta pellegrini della diocesi, oltre all'arcidiacono di Agordo, monsignor Lise.
«La cerimonia è stata di una commozione unica» ammette il presidente Bortolot, osservando, tra l'altro, che «quello era il clima davvero giusto per una preghiera del tutto speciale che insieme abbiamo rivolto al concittadino salito agli onori degli altari».
Infatti, «lo abbiamo pregato per i nostri giovani, affinché trovino un lavoro che dia dignità al loro futuro e all'avvenire del Cadore», puntualizza Bortolot. «Lo abbiamo pregato affinché interceda contro lo spopolamento della nostra montagna e perché consolidi il suo ospedale, quello di Pieve di Cadore, proteggendolo contro ogni rischio».
L'ex presidente della Magnifica, Gian Candido De Martin, ha rassicurato Bortolot che l'intitolazione dell'ospedale è stata formalizzata a suo tempo, «ma - dice il sindaco di Zoppé di Cadore - vogliamo che appaia in calce ad ogni intestazione». D'accordo, su questo, anche il sindaco di Pieve di Cadore, Antonia Ciotti. A Roma monsignor Marinello dice d'essere andato per un solo motivo: «Per affidare al nostro concittadino tutte le gioie ed i dolori dei cadorini», quelli spirituali ma anche materiali. «In quelle 4 ore che siamo stati in piazza, a pregare, ho davvero passato in rassegna tutti i problemi che ci danno sofferenza e sono certo che lui, con quel suo sorriso ci assicura: Non preoccupatevi, uno alla volta sarà risolto».
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