Zaia: «Autonomia, ma solo col Veneto. Belluno non può camminare da sola»

Il governatore: «Oggi il gettito fiscale è negativo». Cason (Bard): «Per noi il referendum non è stato un gioco»
Il presidente della Regione Veneto Luca Zaia arriva al palazzo delle Stelline per prendere parte a una riunione fra i neo eletti in parlamento della Lega, Milano, 9 marzo 2018..ANSA / MATTEO BAZZI
Il presidente della Regione Veneto Luca Zaia arriva al palazzo delle Stelline per prendere parte a una riunione fra i neo eletti in parlamento della Lega, Milano, 9 marzo 2018..ANSA / MATTEO BAZZI



È legittimo che la Provincia di Belluno pretenda la propria autonomia, ma oggi non è in grado di garantirla. Quindi? Deve aspettare l’autonomia del Veneto.

È il ragionamento che ieri ha fatto Luca Zaia, presidente del Veneto. E che, ascoltato a Radio Cortina, sta suscitando un crescente dibattito. Specie negli ambienti del Bard, dove si afferma che questo è un diritto sacrosanto. «La Provincia di Belluno merita l’autonomia», riconosce Zaia, «ma se qualcuno va dire ai cittadini bellunesi che la Provincia può diventare autonoma per conto suo, racconta una bugia. Perché il gettito fiscale è negativo».

Le tasse prodotte in provincia non sono sufficienti, secondo il presidente, a pagare l’autonomia. Di conseguenza, secondo Zaia, a Belluno dev’essere garantita l’autonomia, ma dentro quella del Veneto, «perché le risorse non ce le ha il Veneto da girarle a Belluno e non ce le ha Belluno».

Capitolo chiuso, quindi? Sostanzialmente sì, se il percorso è immaginato distinto da quello del Veneto. Oltretutto perché – spiega Zaia – per diventare come Trento e Bolzano è necessaria una modifica costituzionale. Ma almeno la specialità non è acquisibile? «È una menata. I bellunesi vogliono solo l’autonomia».

Diego Cason è l’ideologo del movimento Bard. «I bellunesi non hanno giocato al referendum il 22 ottobre e l’autonomia che hanno votato per il Veneto è la stessa che hanno chiesto per Belluno», afferma. Quindi, se si fa l’una, si deve fare anche l’altra».

Quanto all’indisponibilità di risorse della Provincia, Cason ricorda che Belluno non riceve da qualche anno i 23 milioni di trasferimento dallo Stato e, per contro, Roma si trattiene i 22 milioni di tributi che i bellunesi versano. Sulla base degli studi compiuti, Cason afferma che se Palazzo Piloni potesse contare sulle proprie risorse, alla pari di Trentino e Alto Adige, godrebbe di servizi più efficaci ed efficienti di quelli che ha oggi a disposizione. «La nostra crescita è frustrata, sia da Roma che da Venezia, proprio per questo», dice Cason «vogliamo l’autonomia».

Si tratta di un percorso complesso e delicato, fra l’altro molto lungo – interviene il presidente della Provincia, Roberto Padrin – e noi andiamo avanti con pragmatismo, coscienti degli ostacoli, ma fermi nella prospettiva. Ieri Zaia ha ribadito in consiglio regionale che spera nell’autonomia entro la fine dell’anno, stando alle assicurazioni di Conte, Salvini e Di Maio. «Non si dimentichi, però, l’autonomia della Provincia di Belluno», torna a insistere il Bard. «Vogliamo capire se i vicepremier Salvini e Di Maio sono a conoscenza del risultato e delle richieste del referendum provinciale autonomista bellunese e, se non lo sono, per quale motivo ne siano ancora all’oscuro e chiediamo ai parlamentari bellunesi di farsi portavoce delle richieste del territorio. I due ministri», suggerisce il Bard «potrebbero essere coinvolti in uno dei prossimi incontri tra i nostri parlamentari e il ministro Stefani, così da mettere sul tavolo tutte le richieste referendarie: questo è un appello che facciamo a tutti i parlamentari bellunesi».

Ai parlamentari della Lega il Bard chiede uno sforzo in più: nei giorni scorsi, Salvini ha sottolineato l’importanza delle Province come enti del territorio. «Si concretizzi dunque la restituzione di risorse, competenze e dignità a queste istituzioni, assicurando democrazia agli enti locali col ripristino dell’elettività, come chiesto da una proposta di legge presentata al Senato ad agosto dalla Lega e che vede tra i firmatari lo stesso Salvini». —



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