Zaia: «Basta ricevere “no” da Cortina»

Il governatore preme l’acceleratore sul progetto dell'aeroporto. «Se l’Anas ha trovato la soluzione per Acquabona ce la spieghi»
L'aviosuperficie di Fiames
L'aviosuperficie di Fiames

CORTINA. Se non è una strigliata, poco ci manca. Luca Zaia, presidente della Regione, non riesce più a sopportare i “no” che arrivano da Cortina. Non da tutti, evidentemente, ma da qualcuno che fa la voce grossa.

Troppi no. «No al treno delle Dolomiti, no all’aeroporto, no ai Mondiali di sci, no alle nuove piste. Insomma, basta. Si mettano d’accordo su che cosa vogliono. Noi siamo pronti ad aiutare Cortina, le Dolomiti, tutta la montagna veneta. L’abbiamo dimostrato. Ma adesso le terre alte devono imparare, a cominciare da Cortina, a farsi aiutare».

Aeroporto. Lo studio progettuale del treno delle Dolomiti è in dirittura d’arrivo; non quello esecutivo, evidentemente, ma, appunto, uno studio. Lo scalo aereo? «C’è un investitore che ha recuperato dall’agonia l’aeroporto di Asiago, dove è atterrato anche il presidente della Repubblica, e lo sta rilanciando». Si chiama Bruno Zago, trevigiano, il re della carta. Sullo scalo ampezzano vuol calare 10 milioni. «Eppure ci sono state questi privati hanno trovato diverse opposizioni. A loro vorrei ricordare il caso Asiago. L’imprenditore Zago in Altopiano ha trasformato un “cadavere eccellente” come l’aeroporto locale in uno scalo da 20.000 transiti l’anno, compreso quello del presidente della Repubblica, che vi è atterrato per la prima volta con un Falcon. Esiste insomma un turismo di qualità ed è possibile così pensare ad un “circuito del fine settimana”, che permetta di andare da Asiago, a Cortina, al Lido di Venezia, raggiungendo anche Rijeka o Vienna. Eppure a Cortina c’è qualcuno che trova da ridire perché un imprenditore mette 10 milioni di euro».

BARON - AGENZIA BIANCHI - PADOVA - ZAIA AL SAN GAETANO
BARON - AGENZIA BIANCHI - PADOVA - ZAIA AL SAN GAETANO

Frane ad Acquabona. Ieri, incontrando i giornalisti a Venezia, il governatore ha evocato anche le continue frane di Acquabona. È lei, questa volta - gli diciamo - a bocciare un progetto. «Quale progetto?», ci chiede. Quello dell’Anas. La direttrice di Anas per il Veneto, Manginelli, lo ha illustrato al Corriere delle Alpi ancora settimane fa, spiegando che, in base alle risorse, è possibile costruire 6 tombotti sotto l’Alemagna per far passare il fango che scende dal versante carico di 100 mila metri cubi di materiali.

"L'Anas sia più rapida". Manginelli ha assicurato che non solo ci sono le risorse, ma che i lavori partiranno nelle prossime settimane. Prima la pulitura dei versanti e, il prossimo anno, gli scavi sotto la strada. «Noi in Regione, per la verità, questo progetto non l’abbiamo ancora visto», dice Zaia. «Bisogna che l’Anas sia più rapida, per evitare il ripetersi delle situazioni di emergenza. Mi risulta che la stessa Anas non voleva affatto sostituire le Regole nell’asporto di tutto quel materiale. Ma le Regole, legittimamente, hanno spiegato che loro non potevano farsi carico del materiale che si distaccava dalle pareti della montagna, che appartengono allo Stato. E in un vertice a Belluno è stata proprio la Prefettura ad imporre all’Anas di farsi carico del problema».

"Spieghi le soluzioni". Ma la proposta del viadotto? Zaia spiega che le soluzioni sono due ad Acquabona: dare sfogo alla montagna facendo passare il materiale sopra una galleria paramassi da costruire, oppure sotto la strada. «Se l’Anas ha trovato questa soluzione, finalmente ce la spieghi».

L'intervento di Moretti (Pd). Intanto il presidente viene incalzato sul tema da Alessandra Moretti, capogruppo Pd in Regione. «Sappiamo che la competenza è di Anas, ma la Regione, al di là delle proteste di facciata, cosa ha fatto per sollecitare un intervento risolutivo? È passato un anno e siamo ancora allo stesso punto: il Governatore andò a Cortina dopo un episodio analogo, l’assessore alle Infrastrutture De Berti sottolineò il dialogo costruttivo con Anas e invece gli investimenti per la messa in sicurezza ancora non si vedono e rimane il pericolo reale per i veicoli e le persone in transito».

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