Zaia: «Il Tirolo ci chiede l’autostrada»
LONGARONE. Quale suggestione poteva offrire il presidente del Veneto, Luca Zaia, ai gelatieri di casa che lavorano in Germania, dove assicurano 22 mila posti di lavoro? «Che non si creda che abbiamo rinunciato alla Venezia Monaco», ha detto ieri, all'inaugurazione della Mig, facendo il botto. E per far intendere che la sua non era una battuta, ha raccontato che quest’impegno infrastrutturale gli è stato sollecitato da Lienz, quindi dall'Ost Tirol. «Venerdì scorso, infatti - racconta Franco Gidoni, consigliere regionale della Lega Nord - mi sono recato a Lienz per un vertice tra sindaci, consiglieri del Land ed altre autorità. È stato chiesto a noi veneti di rilanciare il progetto della Venezia Monaco, la sola infrastruttura che, a loro avviso, li libererebbe dall'isolamento e dallo spopolamento».
Il tutto nell'ambito della regione Alpina Eusalp.
Presidente, lo sfondamento a Nord è programmato con il treno delle Dolomiti. L'autostrada non rischia di essere un doppione?
«Ce la chiede l'Ost Tirol. E, peraltro, noi non abbiamo mai rinunciato a questo programma. Il tracciato tanto contestato ha una distanza tra Belluno e Monaco di 213 chilometri. S’immagini di entrare in casello a Belluno e uscire dopo un'ora e mezza a Monaco. Chi rinuncerebbe?».
Gli ambientalisti, per primi. Ma non solo.
«Non vogliamo fare prove muscolari né atti di arroganza nel territorio, ma una soluzione bisogna trovarla. Sarà un’autostrada diversa da quella immaginata anni fa. Quasi tutta in galleria. Noi con le comunità locali e gli ambientalisti vogliamo trattare. Con serenità. E anche con la necessaria pazienza. Ma abbiamo diritto allo sfondamento a nord. Le barricate, in ogni caso, non servono né da una parte né dall'altra. Oggi con le nuove tecnologie possiamo fare opere a impatto quasi zero. Noi abbiamo l’idea dei viadotti e dei piloni ma si possono valutare anche altre soluzioni».
In galleria, quindi?
«Certamente l’opera sarà in galleria ma dire che il Veneto deve restare a vita senza un valico, a me sembra una cosa abbastanza limitativa per il futuro della Regione, soprattutto per dare linfa e ossigeno alla montagna veneta».
Ma le risorse. Già il treno delle Dolomiti costa un miliardo e 200 milioni...
«Il presidente del Consiglio firma patti con tutte le città e con tutte le Regioni per cui penso che le risorse non siano proprio un problema. Abbiamo sentito dire che sta cercando di chiudere la finanziaria tirando l'anima per una miliardata però poi vedo firme per 11miliardi da una parte, 5 dall'altra e così via, quindi vuol dire che le risorse ci sono».
170 milioni anche per le strade Anas in provincia di Belluno, in vista dei Mondiali di sci a Cortina.
«Stiamo cercando di capire se sono soldi veri, perché è questo il problema».
Intanto per il treno delle Dolomiti è in dirittura d'arrivo la progettazione?
«Entro l'anno faremo lo studio di fattibilità, d'intesa coi nostri amici di Bolzano. Studio da sottoporre poi al dibattito nel territorio perchè ci dovrà permettere di rendere "bancabile" l’opera o quanto meno di iniziare il processo. Fa piacere che il ministro Delrio abbia sempre sostenuto questa partita. Peraltro col ministro Delrio stiamo parlando anche di tutte le opere Anas da fare per i mondiali, oltre che per il resto del Veneto».
La Regione, però, non ha ancora sottoscritto il protocollo con la Provincia di Belluno, con quella di Trento e con il Comitato dei Fondi Odi per l'impiego di 200 mila euro nella progettazione del collegamento ferroviario tra Feltre e Primolano e di altri 200 per la linea Calalzo Cortina.
«Questa domanda dà la dimostrazione che l'assessore Bottacin ha ragione quando solleva obiezioni al presidente del Comitato, l'on. De Menech, perché se manca la nostra firma vuol dire che i fondi non arrivano grazie a qualcun altro. I Fondi Odi sono frutto di una trattativa che la Regione sta portando avanti. Spero che il Governa chiarisca questo aspetto perché ho visto anche volantini girare».
I volantini, appunto, di De Menech. «La legge sui fondi di confine è del nostro Governo di centro destra e non di questo; all'epoca io ero ministro. È una suddivisione sostanzialmente notarile di quei fondi per i territori. Andare a dire in giro che quei fondi arrivano perché hanno un nome e cognome non sarebbe corretto da parte di nessuno».
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