Zaia: «L’ispezione al punto nascite sarà severa»
PIEVE DI CADORE. «Nessuno fino ad oggi è imputato per quanto riguarda il parto a domicilio avvenuto a Calalzo, a seguito del rinvio a casa della partoriente dall’ospedale di Belluno». Lo precisa il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia: sulla vicenda al centro dell’ispezione da lui stesso decisa non vuole emettere sentenze anzitempo.
«Se qualcuno ha sbagliato, pagherà», si limita ad anticipare, «e il fatto che abbiamo inviato gli ispettori da Venezia dimostra che vogliamo fare le cose sul serio. Non ci basta un’autoindagine da parte dei diretti interessati, magari con seguito di autoassolvimento da ogni responsabilità».
Zaia conferma che l’approfondimento sarà molto severo; sarà chiamato in causa il sistema del punto nascita articolato tra Pieve e Belluno, ma soprattutto il comportamento dei singoli. «Vogliamo capire in particolare quali erano le condizioni della partoriente e per quale ragione è stata rimandata a casa».
Zaia, in sostanza, invita a non generalizzare su quanto è accaduto, specificatamente a non prendersela con il punto nascita di Pieve e nemmeno con lo stato dell'organizzazione attuale del presidio che non conta ancora su un numero sufficiente di medici. La strumentalizzazione è sempre in agguato e il governatore teme che nel calderone delle accuse, o peggio delle insinuazioni, ci finisca dentro un po’ tutto.
«Lo ribadisco per l'ennesima volta: nessun ospedale in provincia è in chiusura, tantomeno quello di Pieve di Cadore. È pertanto vergognoso che qualcuno lo insinui nonostante l'evidenza dei fatti».
Zaia ribadisce che non chiuderà neppure il punto nascita, nonostante non raggiunga i 500 parti l'anno. E ricorda che è il Governo a voler procedere in questa direzione; la Regione, invece, terrà aperto anche a costo di una denuncia se dovesse accadere qualcosa di grave in situazioni di emergenza. «Noi ci assumiamo questa responsabilità, il Governo no».
Uno dei problemi di Pieve è la carenza di personale, soprattutto medico. «Sono nove i medici in arrivo, selezionati attraverso concorso», ricorda Zaia, «il problema è che vivere in montagna costa. E per i medici costa di più a motivo delle opportunità professionali che non si presentano in montagna come in pianura».
Ed ecco perché, proprio da Pieve, Zaia rinnova l'appello al Governo «perché paghi di più i medici che prestano servizio nei territori disagiati». Ai punti nascita è stato applicato recentemente il bollino da due a cinque stelle. Il punteggio massimo è stato riconosciuto a Padova e Verona, dove operano le cliniche universitarie e dove vengono trattate le problematiche più gravi. Pieve ha le due stelle, alla pari di altri punti nascita. Zaia sollecita ad una corretta interpretazione di questa classifica. «Chi usufruisce delle due stelle deve sapere che qui trova la necessaria sicurezza per i parti normali. In presenza di complessità deve invece rivolgersi alle categorie superiori».
Francesco Dal Mas
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