Zaia: «Nessun punto nascita va eliminato in Veneto»
pieve di cadore
«Gravidanza e parto non sono una malattia, sono la cosa più naturale che esista al mondo e per oltre il 90% dei casi non incontrano alcuna criticità. Per questo devono rimanere i Punti nascita anche sotto i 500 parti. Non è il numero il discrimine, ma la qualità del servizio e in Veneto abbiamo ideato un rating preciso proprio per tracciare la qualità dei reparti Maternità. E in tutti i nostri ospedali si partorisce in sicurezza». Il governatore Luca Zaia entra in campo a gamba tesa e ferma i giochi. Anzi, li riporta sul tavolo della discussione. Per ora, la sua assicurazione, non chiude nessun Punto nascita in Veneto.
A stabilire che debbano chiudere i Punti nascita con meno di 500 parti l’anno è il decreto ministeriale del 2015 dell’allora ministro Beatrice Lorenzin. Salvo con una proroga Pieve di Cadore. «Già allora fu un fulmine a ciel sereno» sottolinea il governatore, «il tema non può essere il numero di parti ma la sicurezza. Altrimenti cosa si dovrebbe fare nelle isole dove nascono cento bimbi l’anno? Oggi» prosegue Zaia, «le nostre gestanti sono seguite dal primo giorno con protocolli di altissimo livello e percorsi personalizzati, si arriva a conoscere con precisione il giorno del parto e ogni criticità in anticipo. La stragrande maggioranza di donne può riferirsi a una struttura di base che non significa con meno garanzie ma adatta alla gravidanza senza problemi. Con questo non dico che la gestazione e il parto siano una passeggiata e che vanno presi sottogamba, ma non vorrei sentirli trattati alla stregua di una malattia».
«Nessun punto nascita deve chiudere finché è intavolata la trattativa con il Governo» puntualizza il governatore, «purtroppo abbiamo il problema, in Veneto come in tutta Italia, della carenza di medici. È il motivo per cui viene sospesa temporaneamente l’attività su alcuni presidi, come a Pieve di Cadore: non riusciamo a trovare ginecologi». L’altro ieri l’assessore regionale Luca Coletto ha incontrato il ministro Giulia Grillo che presto vedrà anche Zaia: «Con il ministro c’è un ottimo rapporto» assicura il governatore, «è mia responsabilità difendere i punti nascita e continuerò a farlo come l’ho fatto in questi due anni. Non cambio idea se cambia il governo. Abbiamo già predisposto un documento con una serie argomentazioni valide e utili per difendere le nostre realtà».
L’ospedale si configura come presidio identitario per le comunità, chiudere un ospedale è come chiudere una scuola. Si toglie prospettiva. Da questa riflessione l’appello di Zaia: «Bisogna andarci negli ospedali della propria città, non difenderli per questione di bandiera e poi magari preferire un’altra struttura. Ciascuno può fare la sua parte, ci vuole amor proprio, promuoviamoli i nostri piccoli presidi perché sono delle piccole perle». —
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