Zaia: «Nessun timore, gli ospedali non saranno chiusi»
«Con le nuove schede ospedaliere che discenderanno dal Piano sociosanitario 2019-2023 in Veneto non ridimensioneremo né chiuderemo alcun ospedale». A dare la rassicurazione, ai sindaci presenti in sala ieri mattina ma anche ai bellunesi tutti, è stato il presidente della Regione Luca Zaia. Sollecitato, in tal senso, dal presidente della conferenza dei sindaci, e primo cittadino del capoluogo, Jacopo Massaro.. «Abitiamo in un territorio particolare, che vive uno spopolamento continuo», ha detto Massaro nel suo intervento. «Per garantire la vita in montagna è necessario mantenere qui i servizi essenziali. Non è polemica, ma noi sindaci abbiamo il dovere di tutelare i nostri cittadini e c’è l’assoluta disponibilità da parte nostra a confrontarci con la Regione, come c’è sempre stata, sul tema delle schede ospedaliere, con uno sguardo aperto alle necessità del nostro territorio».
«Non ho intenzione di chiudere nessun ospedale», ha risposto Zaia. «Ma il futuro della sanità non è avere più posti letto: è la deospedalizzazione del paziente. Unita alla specializzazione. Bisogna passare oltre la sorpassata strategia dei posti letto: la si sostituisce con le alte specialità, le professionalità spiccate, le nuove tecnologie in tema di macchinari e farmaci, il concetto di rete che annulla le distanze e migliora le performance».
Va bene mantenere i presidi di urgenza-emergenza «vicino casa», ma «se ad una persona serve un trapianto bisogna andare in una struttura specializzata, all’avanguardia, in cui ci siano casistica ed esperienza». Ciò non significa che la provincia di Belluno, e la sua sanità, non stiano a cuore alla Regione, ha aggiunto Zaia: «Ho fatto una battaglia per tenere aperti i punti nascita anche se si effettuano meno di 500 parti all’anno. Una norma ne imponeva la chiusura, avrebbe voluto dire perdere anche Pieve di Cadore. Noi non li vogliamo chiudere. Ma è ovvio che le donne con una gravidanza complicata è meglio si rivolgano alla struttura migliore, in grado di affrontare eventuali complicanze. Non tutte le terapie si possono fare in tutti gli ospedali».
Zaia ha assicurato che non mancherà il confronto con i sindaci sulle nuove schede ospedaliere, «ma non ci sarà alcuna rivoluzione. Impostiamo la sanità del futuro, senza pensare di chiudere alcun ospedale. Il Veneto ne ha 68 e 68 rimarranno». Dunque il Bellunese non avrebbe di che preoccuparsi, sembra dire Zaia: «Ci sono persone che hanno detto che avremmo chiuso il Codivilla. Falso. Dovevamo chiudere la sperimentazione perché ce lo imponeva la legge e abbiamo assegnato, con gara pubblica, la gestione dell’ospedale ad un’entità di caratura internazionale, con una progettualità di 207 milioni di euro. È falso anche sostenere che la Regione non assuma medici a Belluno. In tutto il Veneto mancano 1300 medici, 56 mila in Italia, è un problema nazionale che deriva da cattive programmazioni degli anni passati».
La Regione, ha concluso Zaia, è pronta a investire 2 milioni di euro per gli ospedali bellunesi, per raddoppiare la cifra che metterà a disposizione il benefattore che da anni aiuta la sanità provinciale e la città con la sua generosità. —
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