Zaia promette: «Presto incentivi per i medici della montagna»
BELLUNO. L’autonomia anche per garantire medici alle terre alte, nel contesto di un servizio sanitario che sia diversificato rispetto a quello delle terre basse. Luca Zaia, presidente della Regione, non vede altra prospettiva per continuare ad assicurare tutte le prestazioni di base a chi vuol resistere in quota.
Mancano pediatri, mancano ginecologi, presto mancheranno pure altre figure mediche. Che c’azzecca l’autonomia?
«Noi facciamo i concorsi. Però i medici che vincono non si fermano. Non hanno sufficienti incentivi per restare in un territorio dove, come sappiamo, i costi sono maggiori. O, comunque, per loro così periferico che non lo trovano attrattivo. Bene, nel confronto con il Governo in materia di sanità stiamo contrattando la possibilità di stilare contratti territoriali che consentano alla Regione misure di “premialità” per i medici chiamati a operare in contesti disagiati. Un ospedale come quello di Pieve di Cadore lo vogliamo mantenere aperto e nella massima efficienza. Però questo è l’unico modo per garantire ciò»
Campa cavallo, verrebbe da dire…
«La interrompo immediatamente. Entro febbraio firmeremo con il Governo la pre-intesa che riguarda cinque materie e fra queste vi è la sanità. E nella sanità anche i contratti territoriali».
Lei lo sa che analogo impegno se lo aspettano gli insegnanti. I “foresti” vogliono riavvicinarsi a casa.
«Ma se hanno adeguati incentivi potrebbero restare. La scuola non rientra nel primo pacchetto di materie, ma in quello successivo. La trattativa la affronteremo col prossimo governo».
Lei è certo che riuscirà a blindare l’accordo?
«Sì. Costi quel che costi. Dobbiamo evitare che un domani qualcuno faccia il furbo, dicendo che non è tenuto a rispettare quest’intesa».
A proposito, la trattativa per l’autonomia provinciale?
«Belluno e Venezia sono destinati a procedere come fossero fratelli siamesi. Nel momento in cui arriveranno nuove competenze e, quindi, risorse aggiuntive, provvederemo a redistribuirle».
Ritorniamo alla sanità. Proprio ieri la sua collega Debora Serracchiani del Fvg ha promesso al sindaco di Sappada di portargli presto il volo di notte.
«È un impegno in più per confermarlo ed accelerarne l’iter a Pieve di Cadore».
Treviso lo pretende.
«Treviso non muove guerra a nessuno. I tecnici del 118 stanno approfondendo una serie di valutazioni. Ma Pieve resterà un ospedale della massima efficienza. E la medesima prospettiva varrà anche per gli altri sei ospedali della provincia di Belluno».
C’è chi sostiene che i grandi progetti per il Codivilla varranno fino al mese di febbraio 2021. Cioè al compimento dei Mondiali di sci.
«Ancora scettici? Se investiamo 20 milioni di euro e partiamo con il bando di gara europeo non saremo mica così sprovveduti da immaginare di ridimensionare o, peggio, chiudere fra tre anni? Fino ad oggi, questi scettici sono stati clamorosamente sconfitti nelle loro previsioni. Continuino pure a lagnarsi, che porta bene. E a proposito di lagnanze, posso dire qualcosa su Sappada».
I referendari di Sappada le hanno dato atto di saggezza e signorilità nei confronti della loro comunità.
«Ringrazio ma devo anche dire che il referendum è stato un errore bestiale».
Un errore bestiale?
«Sappia, chi di loro vuole servirsi dell’ospedale di Pieve o delle cure ambulatoriali del Comelico, che saranno accessi da fuori regione, quindi con costi supplementari. È ovvio che noi non negheremo l’assistenza a nessuno, ma le condizioni non sono quelle di prima. E la differenza si farà sentire anche in altri servizi».
Adesso teme per le istanze di secessione di Fodom o dell’Altopiano di Asiago?
«Capisco queste istanze. Ma presto avremo l’autonomia. Le fughe in avanti non si motiveranno».
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