Zaia: servono subito meno tasse
Il governatore del Veneto all'Espresso: «Il rapporto con le imprese rischia di inasprirsi»
Il presidente del Veneto Luca Zaia
VENEZIA.
Luca Zaia pensa alle politiche del 2013 ammettendo che nel Veneto «sarà dura confrontarsi con gli imprenditori se non avremo varato una riforma che abbassi significativamente la pressione fiscale totale, oggi al 68%».
Il governatore leghista, in un'intervista all'Espresso che sarà in edicola oggi, parla della batosta del centrodestra alle amministrative e delle soluzioni per riconquistare elettorato e imprenditori del Nordest, dopo la marcia silenziosa di Confindustria Treviso. Difende però il ministro dell'Economia Giulio Tremonti: «Non fosse per lui - dice Zaia - saremmo messi peggio della Grecia. E comunque la riduzione delle tasse ce l'ha in testa, ne parla spesso».
Sul risultato delle Comunali, Zaia osserva che «quando si perde sonoramente, bisogna dirlo. Punto. L'elettorato di Milano, ideologicamente di centrodestra, credo abbia votato Pisapia per dare un segnale che le cose non vanno. E a Napoli De Magistris perché nell'ex magistrato intravede forse la possibilità di risanare una città in mano ai conquistadores».
Sulla perdita di consensi della Lega, Zaia osserva che parte gli elettori del Carroccio, «di destra e di sinistra, ma reattivi come gli elettroni in un atomo, hanno sempre puntato su di noi come gli unici capaci di dare una spallata alla porta e entrare col lanciafiamme: cioè sburocratizzare, semplificare, dare un calcio nel sedere a chi è pagato per non far nulla...». Come riconquistare la fetta di elettorato che si ritrova nell'anti-politica? «Dimostrando ai cittadini - dice il governatore del Veneto - che siamo sempre quelli di prima: che ammoderneremo lo Stato, creeremo occupazione, faremo la riforma fiscale. L'agenda dei lavori deve subire non un'accelerata ma un'impennata». Infine, la domanda sul chi ha sbagliato, tra Berlusconi, Bossi, la Lega stessa? «I nostri ministri a Roma hanno fatto l'impossibile - conclude Zaia - ma governare fa perdere voti: perché il cittadino chiede soluzioni popolari anziché giuste ma impopolari, e perché è dura lottare contro un sistema che è come l'araba fenice».
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