Zaia: «Volo notturno entro il 2020. Ma non risolve tutti i problemi»

Si decolla con buone condizioni meteo, servono piazzole e personale addestrato: «Sono questioni complesse» 

Ieri è scaduto il termine per la presentazione delle offerte finalizzate alla gestione del volo notturno.

Scatterà, dunque, l’elicottero?

«Mi auguro nel 2020, perché chi vincerà la gara, oltre ai tempi di legge, ribadisco di legge, ha 120 giorni per l’addestramento dei piloti».

Parola di Luca Zaia, presidente della Regione Veneto. Con un’aggiunta: «L’elicottero non sostituirà sempre e comunque l’autoambulanza. Questo dev’essere chiaro».

Presidente, sgomberiamo subito il campo da facili illusioni. Quando e come potrà intervenire l’elicottero?

«Premetto che il volo notturno, anche se serve a salvare un’unghia di una persona, va fatto, però avviso i cittadini che, come ci ricorda il coordinatore del Suem-118 regionale, il dottor Paolo Rosi, il volo ci aiuta certamente ma occorrono condizioni meteo perfette per alzarsi: niente neve, niente pioggia, niente nebbia, niente vento».

E soprattutto ci vogliono le piazzole, che oggi sono presenti presso gli ospedali ed alcuni Comuni. I campi sportivi non sono ancora attrezzati.

«Ci vogliono le piazzole, questo è ovvio. Piazzole autorizzate per atterrare di notte, il che vuol dire che se tu hai un incidente stradale e hai necessità del volo notturno e non c’è un’area attrezzata per atterrare, il volo notturno non serve a nulla».

E ci vuole personale addestrato.

«Personale che sul mercato è assai difficile reperire. Si tratta di un addestramento specifico, costosissimo e che molte imprese del settore neppure affrontano con i loro piloti».

Una questione complicata, insomma.

«Non vorrei che qualcuno pensasse o ipotizzasse che il volo notturno è come quello degli elicotteri Apache nei film. Quello è un film, si parla di situazioni di guerra. Questi dicono i regolamenti dell’aviazione. La questione non è né facile né semplice, come potrebbe apparire dall’estero. Anzi, è molto complicata».

Ieri è scaduto il termine per presentare le offerte.

«La gente è bene che sappia che c’è voluto oltre un anno per realizzare questo complicato – marchingegno».

In merito alla vicenda del cacciatore morto a Domegge e dei soccorsi, lei quali informazioni ha raccolto?

«Mi lasci anzitutto manifestare la vicinanza personale e dell’istituto che rappresento alla famiglia. Ho chiesto al Suem 118 una relazione sul fatto specifico, relazione che è ovviamente a disposizione di tutti e che anticipo volentieri al Corriere delle Alpi. Mi hanno chiarito che la sopravvivenza dopo un arresto cardiaco è molto bassa (inferiore al 20% anche in ambito urbano) e decresce rapidamente in pochi minuti. In presenza di una fibrillazione ventricolare le possibilità di sopravvivenza superano il 60% se si interviene con il defibrillatore entro 5 minuti, ma scendono a zero dopo soli 20 minuti. Il massaggio cardiaco effettuato dagli astanti può aumentare le possibilità di sopravvivenza facendo affluire sangue al cervello, ma anche in questo caso difficilmente la vittima può sopravvivere se il soccorso medico non arriva sul posto entro 20 minuti dalla chiamata».

L’elicottero e specificatamente il volo notturno possono arrivare per tempo.

«Ma non in tutte le condizioni. I responsabili del Suem 118 mi hanno ricordato alcune specifiche tecniche del volo notturno. Non soltanto l’elicottero per decollare e per motivi di sicurezza richiede la presenza di condizioni meteo ottimali, ovvero assenza di nuvole basse ed una visibilità superiore a 5 chilometri senza visori notturni ed a 3 chilometri con i visori notturni, ma nel caso in oggetto le condizioni meteo consentivano una buona visibilità ma erano presenti nuvole sparse ad un’altezza di 6000 piedi, ovvero 1800 metri circa, corrispondenti all’altezza a cui l’elicottero avrebbe dovuto operare. Si capisce quindi quanto l’intervento dell’elicottero sia legato a condizioni che possono variare da un momento all’altro».

In questo caso è stato richiesto l’intervento dell’elicottero di Trento. Perché?

«Trento è la base più vicina in quanto le basi dell’Alto Adige sono attive solo dalle 7 alle 23 e non durante la notte, ma il pilota ha rifiutato la missione perché non sussistevano adeguate condizioni di sicurezza. Tuttavia, anche se le condizioni meteo avessero permesso il volo, l’elicottero non sarebbe stato in grado di raggiungere il paziente in meno di 20 minuti dall’evento».

Lei lo sa che da ben 21 anni si dibatte di questo problema.

«Noi il voto notturno l’abbiamo inserito nel Piano sociosanitario e abbiamo dato mandato all’Azienda zero di provvedere alla gara».

Lo ha ricordato anche ieri, a Radio Cortina, insistendo garbatamente per poter dare i chiarimenti che sindaci e popolazioni avevano richiesto. «Proprio così. Prima lo facciamo, questo servizio, meglio è. Rivendico comunque di aver voluto io l’inserimento del volo notturno nel piano sociosanitario, di aver voluto io che si avviasse la gara dopo che se ne parlava dal lontano 1998 senza che nessuno affrontasse neppure il problema». —
 

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