Zampieri: «Giù le mani dai Csv provinciali»

Il presidente del centro del volontariato bellunese preoccupato per le voci di futuri accorpamenti
Il decennale dalla costruzione dell'Hospice 2
Il decennale dalla costruzione dell'Hospice 2

BELLUNO. Si scrive “riorganizzazione dei servizi”, si legge, molto spesso, “taglio”. C'è preoccupazione in via del Piave, nella sede del Centro servizi per il volontariato. Il disegno di legge di riforma del Terzo settore, già approvato dalla Camera e ora all'esame del Senato, comporterà una riorganizzazione dei Csv. Il disegno non specifica come dovrà avvenire, ed è qui che nascono i timori.

«Alcuni parlamentari e organizzazioni di volontariato piuttosto importanti hanno proposto alcune ipotesi», spiega il presidente del Csv di Belluno Giorgio Zampieri. «C'è chi dice di organizzare il sistema sulla base di un Centro servizi per il volontariato regionale, chi sostiene sia opportuno accorpare i Csv di varie province. Altri ancora chiedono di aprire a tutti i soggetti la possibilità di gestire il centro servizi».

Il timore è che Belluno possa perdere il suo Csv, vuoi per l'accorpamento con quello di una provincia vicina, vuoi perché magari il Governo sceglierà di organizzare tutto a livello regionale. Un'eventualità da scongiurare per Zampieri: «Abbiamo già inviato diverse lettere a Venezia e Roma, evidenziando la necessità di difendere il nostro presidio territoriale. Per noi che curiamo le piccole associazioni, che diamo risposta alle loro necessità e che organizziamo servizi sul territorio rispondendo ai bisogni che raccogliamo, è fondamentale avere un punto di coordinamento in loco».

Altrimenti le associazioni sarebbero costrette a rivolgersi fuori provincia per trovare qualcuno che le ascolti e dia loro l'aiuto necessario con la burocrazia (sempre maggiore), la contabilità, le piccole o le grandi necessità che il mondo del volontariato ha e alle quali il Csv cerca sempre di rispondere con i suoi uffici. «Temiamo inoltre una riduzione delle risorse a disposizione delle associazioni», conclude Zampieri. «Noi abbiamo sempre messo loro a disposizione tutti i soldi che ci arrivavano dalle Fondazione bancarie. Cosa succederà se il Csv non avrà più un punto di riferimento sul territorio?».

Una domanda che preoccupa anche i consiglieri comunali. Il gruppo In Movimento ha preparato una mozione, che sarà discussa in consiglio. Con il documento si chiede al sindaco e alla giunta di fare proprie e trasmettere a chi di dovere le preoccupazioni del mondo del volontariato bellunese, al fine di scongiurare la soppressione del Csv. Le associazioni chiedono che i Csv siano gestiti da organizzazioni di volontariato per finalità di supporto tecnico e per il sostegno di iniziative territoriali solidali, che al finanziamento dei centri servizio si provveda stabilmente con una programmazione triennale e sia garantita la presenza territoriale a livello locale, con un presidio provinciale e sportelli periferici di vallata. «Come gruppo abbiamo raccolto le preoccupazioni del mondo del volontariato», spiega Francesca De Biasi. «Diciamo no alla riduzione o all'accorpamento dei Csv, perché in un territorio come il nostro il presidio è fondamentale. D'accordo l'ottimizzazione dei servizi, ma un coordinamento sul territorio permette alle associazioni di volontariato di lavorare più in sinergia con enti e istituzioni». Le quali spesso si avvalgono proprio delle associazioni per svolgere tutti quei servizi che il pubblico non riesce più a garantire.(a.f.)

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