Zancanaro: «Il pronto soccorso è una scuola. Ritmi frenetici, ma senza perdere l’umanità»
FELTRE. Nel Pronto soccorso di Feltre ha trovato il primario giusto che sa fare programmazione con l’équipe, che riconosce i talenti e che investe sui giovani. E nel corso di pochi mesi di “tirocinio” in urgenza/emergenza, ha visitato oltre duemila persone di cui “quattro o cinque che ricorderò per sempre”.
Andrea Zancanaro, premio Campiello Giovani 2017, con lo stetoscopio al collo e penna e taccuino idealmente nella tasca del càmice, racconta e raccomanda ai neo-laureati di oggi e di domani l’esperienza che sta facendo al Santa Maria del Prato. E non ha fretta di iscriversi alla specialità per lasciare un nosocomio dove si completa la formazione “tecnico-sentimentale” sul campo della medicina d’urgenza e dell’affinità con superiori, colleghi medici di altri reparti e infermieri.
Nato a Feltre nel 1995, quando era iscritto al quinto anno della facoltà di Medicina e Chirurgia a Firenze, Andrea ha vinto il Campiello Giovani 2017 e il Premio Coop for Words 2018. Di recente ha pubblicato sulla rivista letteraria italiana “Tina”, il racconto “Carne”, in cui l’autore immagina un futuro dove il rapporto con gli animali e con la carne sarà stravolto. E prima ancora, Crack Rivista di lui ha pubblicato “Oblio”, osservazione romanzata di un caso di Alzheimer.
La sua attività pubblicistica sarà probabilmente ispirata anche da questa prima esperienza lavorativa, ammette il medico-scrittore, nonostante turni da decine e decine di accessi giorno e notte in cui si entra nella vita degli altri e si scoprono situazioni dolorose, e dove succede anche di dover preparare il paziente al peggio di una diagnosi infausta.
«Ho avuto la fortuna di conoscere il primario Edoardo Rossi che se è vero che ci fa imparare il manuale a memoria, sui giovani investe molto affiancandoli, con straordinaria autorevolezza didattica, nella parte pratica che non è scritta sui libri», spiega Andrea Zancanaro. «E mette anche nelle nostre mani giornate tipo fatte di ritmi veloci, in cui vedi fino a dodici persone contemporaneamente e ti devi ricordare chi deve fare che cosa e quale specialista devi contattare a seconda dei casi».
Zancanaro prosegue nel suo ragionamento: «Una cosa che abbiamo subito imparato è di non abbassare mai la guardia. Perché se è vero che si contano sempre gli accessi impropri per problematiche di gestione e risoluzione del medico curante, è altrettanto vero che l’apparenza di tante altre situazioni rischia di ingannare, se non si va a fondo con un’ecografia in più, un elettrocardiogramma in più. In questi mesi ho anche capito che tanti anziani cercano un luogo consolatorio nel Pronto soccorso, dove restano il tempo necessario a noi per escludere eventi acuti, al di là del riferito del paziente, e il tempo necessario a loro per sentirsi meno soli, più protetti».
Poi ci sono i casi che nessun volume, nessun manuale interno, insegnerà mai a gestire perché ha a che fare con la sensibilità individuale del medico, ma anche con la sua forza di esercitare la “critica della ragion empatica” per non farsi stritolare dal coinvolgimento emotivo. «Sono i casi dolorosi e drammatici delle comunicazioni al paziente», ammette il dottor Zancanaro.
«Mi è capitato di dover dire a una persona a cui si era appena diagnosticato un tumore al pancreas che sì, si era evidenziata una massa che andava indagata. Non è facile. In quella occasione ero affiancato da una collega. E nei casi di maltrattamenti in famiglia che da solo avrei faticato a gestire, ho sempre potuto contare sull’esperienza degli infermieri formati che quasi sempre aiutano le vittime a vincere la resistenza e a sporgere denuncia. Con quattro o cinque persone mi è capitato di entrare in sintonia per le cose che mi hanno detto, per le cose che hanno detto di se stesse. Solitamente non posso permettermi di guardare tutti i pazienti che visito perché devo scrivere la cartella e ho la fila fuori della porta. Qualcuna mi ha sorpreso, mi ha fatto staccare le mani dalla tastiera, mi ha fatto cambiare posizione: per guardarla dire cose che non dimenticherò».
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