Zanetti: «I politici si interessano a noi solo in campagna elettorale»

BORCA. «Fino a che non saranno realizzate le opere definitive la frana continuerà a fare paura».
A dirlo è Giuliano Zanetti, che nella notte tra il 17 e il 18 luglio 2009 sotto la furia della frana che ha travolto Cancia perse la madre Giovanna e il fratello Adriano. Zanetti e la sua famiglia da giovedì, quando è scesa nuovamente la frana dall'Antelao, sono tornati a vivere nel terrore.
«Tra tutti purtroppo penso che la paura più grande la abbiamo avuta noi», ammette a malincuore Zanetti, «perché per me e la mia famiglia la frana è un ricordo doloroso, lacerante, terrificante. Io mi sono sentito impotente davanti ai miei figli che erano terrorizzati. Abbiamo rivissuto il trauma che sei anni fa ci ha portato via i nostri cari. Questa volta per fortuna in paese non sono arrivati i massi, il fango, non si è creata quella desolazione che c'era sei anni fa. Ma la paura resta. Fino a che non saranno realizzate tutte le opere che sono previste per mitigare il rischio della frana qui si vive nel terrore ogni volta che piove. Ci sentiamo abbandonati dalle istituzioni superiori», sottolinea Zanetti, «che, dopo la prima fase, quasi cinematografica, di apparizioni di politici vari sul luogo del disastro nei giorni seguenti alla frana si sono dileguati nel nulla. Si sono completamente dimenticati che a Cancia si vive con una frana che incombe sull'abitato. Solo in periodo di campagna elettorale i politici salgono dalle nostri parti se scendono colate, come è avvenuto a Coltrondo. Poi si dimenticano di noi. Abbiamo per fortuna i nostri amministratori locali, dal sindaco a tutti i componenti dell'amministrazione comunale che si sono sempre dati da fare; ma purtroppo si trovano davanti muri di gomma, creati dalla burocrazia. Sono sei anni che cerchiamo di capire perché non danno un'accelerazione all'iter. Perché non promulgano delle leggi che agevolino gli amministratori locali a portare avanti un iter che serva a tutelare le vite umane. Sembra quasi che la popolazione locale non valga niente. E' una situazione assurda. Adesso il Comune ha ottenuto anche i finanziamenti necessari a realizzare le opere e si trova bloccato da carte, riunioni, incontri, richieste di chiarimenti da destra e sinistra. Nel mentre giovedì potevano morire altre persone. Siamo stanchi, siamo avviliti, ci sentiamo presi in giro», conclude Zanetti, «sono passati sei anni, non sei settimane o sei mesi. Quanti ne dovranno passare ancora perché chi di dovere si decida ad agire? Cosa dovrà ancora succedere prima che chi di dovere si renda conto che viviamo in pericolo? Quanto tempo ancora serve affinché vengano ascoltati i nostri amministratori locali e siano fatte le opere necessarie a salvaguardare le nostre vite? L'unica nostra fortuna è che non abbiamo perso la forza e la volontà di andare avanti. Però quando, come è successo giovedì, vedi i tuoi figli terrorizzati non puoi non pensare che siamo in questa situazione per macchinazioni burocratiche assurde». (a.s.)
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