Zanetti: «Non abbiamo avuto alcuna strage di animali a causa del maltempo. Si sono messi al riparo»
BELLUNO
Non c’è stata alcuna strage di animali selvatici. Nessun cervo, capriolo, camoscio o muflone è rimasto ucciso dagli alberi che sono stati sradicati dal vento il 29 ottobre. Il comandante provinciale dei carabinieri forestali, Paolo Zanetti, non ha ricevuto alcuna segnalazione da parte dei suoi uomini, distribuiti in tredici stazioni in tutto il territorio bellunese, della Polizia provinciale né da parte dei numerosi tecnici dei servizi che stanno operando nei boschi.
«Non stiamo parlando di una tromba d’aria di cinque minuti», spiega, «ma di un vento che ha soffiato per due ore e mezza. La fauna selvatica ha la sensibilità e la capacità di adeguarsi alle avversità atmosferiche. Si è messa al riparo».
Quindi non è morto nessun animale selvatico a causa del maltempo?
«Ad oggi non risulta nessun ungulato morto sotto un albero schiantato. Ma lo supponevamo: in altri paesi europei ci sono stati, anni fa, eventi anche peggiori rispetto al nostro, e quando sono stati valutati gli impatti sugli ecosistemi non ne sono stati riscontrati, per quanto riguarda la consistenza faunistica. Inoltre nel nostro territorio ci sono intere vallate che sono state risparmiate dal vento».
Quanti sono gli ungulati presenti nel Bellunese?
«Il censimento fatto in primavera parla di 32 mila capi». Fra questi ci sono diecimila cervi, tredicimila caprioli, settemila camosci e duemila mufloni.
Quindi adesso potrebbero esserci zone maggiormente popolate, rispetto a un mese fa, considerando che la fauna si è spostata per mettersi al riparo?
«Bisogna considerare che gli schianti non hanno interessato tutto il territorio provinciale. La Val Visdende, ad esempio, è una valle di seimila ettari e quelli schiantati sono 400. Se poi consideriamo che la densità della fauna selvatica è di circa quattro-cinque capi ogni cento ettari, si comprende perché non c’è stata la strage di cui si ventilava nei primi giorni. Senza contare che i boschi di conifere non costituiscono l’habitat ideale per gli ungulati. Gli spazi che si sono venuti a creare con gli schianti potrebbero diventarlo».
Com’è andata, invece, ai pesci?
«La fauna ittica ha sofferto maggiormente. Molti pesci sono finiti nei prati a causa delle esondazioni, altri sono morti a causa del fango e del materiale solido che veniva trasportato da fiumi e torrenti. Ma i pesci hanno risorse che gli ungulati non possiedono: hanno ritmi di riproduzione molto più veloci. Capita spesso, nel corso dell’anno, che i torrenti si riempiano di fango. La fauna ittica si riprende sempre». —
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