Zannettelli, al comune le briciole

La caserma finirà all'asta, il 10% dell'incasso da dividere in tre parti
La caserma Zannettelli utilizzata dal Settimo alpini solo come base logistica A destra il sindaco Gianvittore Vaccari
La caserma Zannettelli utilizzata dal Settimo alpini solo come base logistica A destra il sindaco Gianvittore Vaccari
FELTRE.
Si scrive "valorizzazione", si legge privatizzazione. La caserma Zannettelli finirà all'asta. E, alla faccia del federalismo demaniale, dall'incasso al comune resteranno soltanto le briciole.
La manovra finanziaria approvata l'altro ieri al senato - presente e votante il sindaco Vaccari - corregge sensibilmente le previsioni di incasso per gli enti locali che hanno sul loro territorio vecchie proprietà della Difesa, come la caserma Zannettelli, ormai utilizzata solo come base logistica dal Settimo alpini.


Il decreto legislativo 66 del marzo 2010 lasciava ipotizzare ben altri vantaggi: una cessione al miglior offerente, sempre nell'ottica di fare cassa, ma con una ripartizione degli introiti più vantaggiosa per il comune. La quota di incasso da dividere in tre (comune, Provincia e Regione) adesso invece è dimezzata, dal venti al dieci per cento. La fetta più grossa (55 per cento) Tremonti l'ha destinata al fondo ammortamenti titoli di Stato, il 35 per cento andrà alla Difesa. E il resto agli enti locali. Briciole per il comune, che dovrà accontentarsi, appunto, di un misero 3,33 per cento. 


In teoria potrebbe essere comunque una discreta somma, dato che l'asta sarà improntata al ricavo del maggior incasso possibile e che la Zannettelli occupa un'area strategica appetibile ed enorme nel cuore della città. Ma la storia recente delle alienazioni non autorizza illusioni: fra il valore "inventariale" del bene e quello di mercato, la differenza è sempre notevole. E prima ancora c'è da tener conto della difficoltà incontrata dal comune nel piazzare i suoi "gioielli", dimostrata dal fatto che negli ultimi anni non una sola asta è andata a buon fine, se si escludono gli immobili venduti all'Ater previo accordo fra le parti.  Lo scenario che si apre ora, tuttavia, è ancora per larga parte indecifrabile. Bisogna tener conto che il comune due anni e mezzo fa ha ottenuto dalla Regione un finanziamento di 20 mila euro per preparare l'acquisizione della caserma e per progettarne la riconversione. Allora si parlava di ricavarne un centro servizi, di sistemarci uffici comunali e sedi per le associazioni. Nel dubbio, e in attesa del federalismo demaniale, il comune ha iscritto l'opera nel piano triennale delle opere pubbliche, ma gli stati generali promessi da Vaccari non sono mai stati convocati.  Ora quelle idee restano valide, ma potrebbero concretizzarsi solo in minima parte e solo se il comune deciderà di giocare la carta di una permuta, offrendo qualcosa in cambio ai privati che la compreranno e la metteranno parzialmente a disposizione dell'ente. Per l'ammodernamento e la riconversione, è stato stimato, servono dieci milioni. Soldi che l'amministrazione non avrà mai. E, a questo punto, che non ha neppure senso cercare. Area e immobili finiranno sul mercato, qualcuno le comprerà. E il comune - magari insieme a Provincia e Regione - dovranno trattare per limitare i danni e difendere una piccola porzione del patrimonio.

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