Zanzare tigre, sei progetti per capire dove vivono

L’Usl porta avanti gli studi per comprendere gli habitat preferiti dagli insetti.  Sarà intensificata anche la ricerca della neo arrivata varietà “Japonicus”
2002, Atlanta, Georgia, USA --- A blood-engorged female Aedes albopictus mosquito feeds on a human host. Under successful experimental transmission, Aedes albopictus has been found to be a vector of West Nile Virus. --- Image by © CDC/PHIL/CORBIS
2002, Atlanta, Georgia, USA --- A blood-engorged female Aedes albopictus mosquito feeds on a human host. Under successful experimental transmission, Aedes albopictus has been found to be a vector of West Nile Virus. --- Image by © CDC/PHIL/CORBIS
BELLUNO. L’Usl 1 Dolomiti dichiara guerra alle zanzare insieme al Dipartimento di igiene pubblica. E lo fa attraverso sei progetti da sviluppare entro l’anno. Lo scopo è comprendere meglio abitudini e “passioni” di questi fastidiosi insetti per colpirli in maniera più efficace, evitando il loro diffondersi in maniera incontrollata nel territorio.

Da qualche anno, il Dipartimento di igiene pubblica ha iniziato un percorso insieme all’Istituto Zooprofilattico delle tre Venezie per studiare soprattutto una specie di zanzare, l’Aedes, di cui fa parte le albopictus, meglio conosciute come zanzare tigre, le Koreicus (zanzare coreane i cui primi esemplari sono stati trovati a Sospirolo un paio di anni fa) e anche la Japonicus (quest’ultima specie trovata nel Friulano per ora, ma di cui si attende uno sviluppo anche in territorio bellunese).

Dei sei progetti che l’Usl metterà in piedi, due sono in collaborazione con gli atenei rispettivamente di Padova e di Roma. «I progetti universitari riguardano due aspetti particolari del mondo delle zanzare», spiega Marco Dal Pont, medico dell’Ufficio igiene e specializzato proprio nello studio delle Aedes. «Con l’ateneo patavino cercheremo di capire quale sia l’ambiente preferito dalle zanzare per focalizzare poi i nostri sforzi di disinfestazione».

All’interno del comune di Belluno verranno identificati dei siti naturali con particolari condizioni ambientali e climatiche e dei siti artificiali in grado di attirare questi insetti. Saranno, quindi, monitorati e catalogati gli habitat prescelti (per esempio il pneumatico, il tombino o la cisterna di acqua) all’interno dei quali saranno registrate le concentrazioni maggiori di uova di Aedes. Da qui si vedrà quali sono i siti che amano i vari tipi di zanzare. Per fare questo studio l’Usl si avvarrà anche dell’aiuto di uno studente universitario che redigerà una tesi di laurea.

Il progetto con l’Università La Sapienza di Roma interesserà, invece, la provincia di Padova come area ad alta densità di zanzare e quella di Belluno come area a bassa intensità. Il lavoro sarà sull’uomo: si studieranno gli anticorpi che vengono prodotti nel corpo a seconda dei morsi delle diverse specie di zanzare.«Il nostro compito sarà di dividere il territorio bellunese in quattro quadranti da due chilometri ciascuno; in ogni quadrante saranno poste cinque postazioni di ovitrappole, che saranno monitorate ogni 15 giorni. Vedremo se le uova sono di zanzara tigre o coreana o di altro tipo e quale sia la loro densità in queste aree. I prelievi saranno eseguiti da maggio a giugno e da luglio a settembre», dice ancora Dal Pont.

Continua anche la ricerca della specie giapponese. Questa volta la raccolta non interesserà le uova come l’anno scorso, ma le larve e le pupe. E si concentrerà in Cadore, Comelico e nelle zone confinanti con il Friuli. «Ci aspettiamo, infatti, che dal Friuli siano arrivate anche qui. E per questo ci siamo dotati di attrezzature nuove. Estenderemo l’attività di verifica anche alle altre specie di Aedes e nelle aree interne del Cadore come Borca, Perarolo e Zoldano».

Il monitoraggio della presenza di zanzare continuerà, ma non più in dieci comuni come finora: si concentrerà a Calalzo, Perarolo, Domegge e Auronzo, nella Val Zoldana, a Canale d’Agordo e La Valle Agordina.

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