Zecche, anche due bambine tra i nove casi di Tbe

Cresce il numero dei pazienti ricoverati in provincia per encefalite E ora i parassiti si trovano anche ad alte quote

BELLUNO.

Ci sono anche due bambine di 6 e 10 anni tra i nove casi di Tbe registrati da inizio giugno ad oggi e dovuti al morso di zecca. Zecche che iniziano ad invadere anche le parti alte della provincia, laddove un tempo era quasi impossibile trovarne. Ora, invece, questi parassiti prolificano praticamente ovunque, grazie ad un clima caldo umido, anomalo per la provincia bellunese.

I casi

I primi cinque casi si sono registrati a giugno e hanno interessato tre uomini di 65, 74 e 49 anni residenti rispettivamente in Cadore, Imer (Tn) e Domegge, e due donne di 49 e 25 anni rispettivamente di Alpago e Sedico. Gli ultimi quattro casi, invece, hanno riguardato due donne di 63 e 66 anni di Domegge ed Agordo e appunto le due bambine di 6 e 10 anni rispettivamente residenti a Sauris e a Vigo di Cadore. Di tutti i pazienti, in due (la bimba di 10 anni e la ragazza di 25) il virus della Tbe non ha interessato il sistema nervoso. «Come previsto, i casi di encefalite stanno aumentando», sottolinea Ermenegildo Francavilla, direttore dell’unità operativa di Malattie infettive dell’ospedale San Martino, reparto deputato a diventare centro di riferimento regionale per le malattie trasmesse da zecca. «Stiamo notando, inoltre, che la presenza delle zecche si sta propagando anche a quote sempre più elevate. Fino a qualche anno fa, infatti, trovare questi parassiti a Domegge o a Vigo non era neanche pensabile».

le novità

Intanto vanno avanti le procedure per avviare il Centro di riferimento regionale per le malattie infettive trasmesse da zecche al S. Martino. «Poiché il centro non può essere limitato soltanto allo studio dell’aspetto clinico della malattia, ma è necessario approfondire le conoscenze nell’ambito animale, stiamo formalizzando un rapporto di collaborazione con l’Istituto zooprofilattico delle Tre Venezie che è centro di riferimento nazionale e centro di collaborazione con l’Oie, l’organizzazione mondiale per la sanità animale, per la ricerca scientifica sulle malattie infettive nell’interfaccia uomo-animale. Questo», sottolinea Francavilla, «porterà a studiare le zecche e le ripercussioni del loro morso sugli animali e sugli uomini. Siamo alla fase di formalizzazione dell’accordo che porterà alla stesura di un progetto per la mappatura del territorio. Lo scopo sarà quello di capire i batteri e i virus presenti nelle nostre zecche. Questo accordo, alla fine, conferirà dignità nazionale anche al nostro centro che travalicherà così i confini veneti». —

Argomenti:tbezecche

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi