Zornitta chiede un maxi-risarcimento
Due milioni e mezzo di euro per la manomissione del lamierino di un ordigno inesploso

BELLUNO.
Due milioni e mezzo di euro. Parte da questa cifra la resa dei conti di Elvo Zornitta. L’ingegnere bellunese finito nell’inchiesta Unabomber batte cassa e chiede un maxi-risarcimento al poliziotto Ezio Zernar, l’ex capo del Laboratorio Investigazioni Criminalistiche della procura di Venezia, accusato di aver manomesso il lamierino di un ordigno trovato integro e attribuito con certezza dagli investigatori al terrorista del Nordest. L’alterazione, fatta con un paio di forbici sequestrate all’ingegnere bellunese, sarebbe servita come prova principe per incastrare Zornitta, all’epoca in cima alla lista dei sospetti.
La cifra è stata formalizzata dai legali di Zornitta, gli avvocati Maurizio Paniz e Paolo Dell’Agnola, negli atti di costituzione di parte civile nel processo contro Zernar, che si svolgerà in rito abbreviato, a partire da venerdì prossimo. L’ingegnere bellunese ammette di attraversare un periodo difficile. Il peggio non è ancora passato, anche se l’unità della sua famiglia gli permette di andare avanti. «Siamo tutti uniti - spiega l’ingegnere - e la forza che mi danno mia moglie e mia figlia è fondamentale».
Zornitta non nasconde l’amarezza per i tempi lunghi della giustizia e di un’inchiesta che lo fa sentire sospeso in un limbo. Con la svolta della scoperta del lamierino manomesso, era convinto di essere ormai uscito dal tunnel dei sospetti. «Ed invece a distanza di mesi - dice - tutto ancora tace». Sperava di poter sentire presto i suoi legali pronunciare la parola “archiviazione”. «Purtroppo sono ancora “sospeso” - si sfoga - con un lavoro dignitoso ma che non è il mio». L’ingegnere ora si occupa di “qualità” in un’azienda meccanica. Un lavoro che non lo gratifica. «È come se avessi - continua - buttato al vento vent’anni di vita ed esperienza. Sia chiaro, comunque, che sono grato a chi mi ha dato questo lavoro ma è ovvio che non sono soddisfatto. È come se avessi ricominciato da zero».
Lunedì l’ingegnere è stato a Belluno per i funerali del cugino, il dentista Claudio Zornitta, morto due settimane fa in un incidente aereo in Kilimangiaro. «Anche per questo - racconta - non è un periodo bello. A Claudio ero molto attaccato. Era stato mio testimone di nozze. La notizia mi ha molto rattristato e mi ha fatto capire come la vita ti possa fare brutti scherzi. Proprio come è capitato a me con questa vicenda che di punto in bianco mi ha travolto».
Una vicenda, dunque, non ancora al capolinea. Per i legali dell’ingegnere bellunese la manomissione della prova che per un periodo sembrò incastrare Zornitta vale un risarcimento da due milioni e mezzo di euro. I riflettori ora si spostano di nuovo in un’aula del tribunale. A Mestre.
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