A Cencenighe c’è il monumento agli emigranti

E' stata scoperta e benedetta un’opera di Alberto Fiabane posizionata su un blocco di Dolomia del Serla proveniente dalla cava di San Tomaso

CENCENIGHE. L’Agordino ha inaugurato a Cencenighe il suo monumento agli emigranti. Un’iniziativa (che segue quella con cui Canale ha dedicato agli emigranti la sua sala polifunzionale) voluta con forza dalla Famiglia Ex Emigranti Agordina, guidata da Lucia De Toffol, e sostenuta dall’Abm, dai sindaci agordini e dal Consorzio Bim Piave.

Sulla piazza antistante il Nof Filò, vicino a un altro monumento-museo, quello dei famosi scalpellini e dove un tempo c’era il cimitero, è stata scoperta e benedetta un’opera di Alberto Fiabane posizionata su un blocco di Dolomia del Serla proveniente dalla cava di San Tomaso. «Non è un caso», ha detto infatti Lucia De Toffol, «che questo monumento sia sopra il cimitero portato via dall’alluvione del 1966. Quei morti erano anche migranti. A loro, e a tutti gli altri agordini per le vie del mondo con il loro lavoro, va il nostro ricordo».

Prima della cerimonia, nella parrocchiale era stata celebrata da don Umberto Antoniol (Ufficio Migrantes della diocesi) la messa a ricordo di tutti i gli emigranti andati avanti, accompagnata dal coro parrocchiale. Quindi il corteo, con la Banda da Fodom in testa e tutti i gagliardetti delle famiglie ex emigranti bellunesi, ha raggiunto il Nof Filò. Peccato che all’interno della convenzione per la polizia locale stipulata fra sei comuni non si sia trovato un vigile che fermasse il traffico.

È stato il presidente dell’Abm, Oscar De Bona, a condurre la cerimonia, ringraziando quanti hanno collaborato a concretizzare la bella idea di Lucia De Toffol. De Bona ha prima ricordato alcuni nomi importanti della storia della Famiglia Agordina come Bruno Zanella, Angelo Serafini, Marcella Avoscan, Franco Tomè, Alcide Zas Friz e Angelo Bressan, quindi ha dato la parola alle autorità. «Questo», ha detto il sindaco di Cencenighe, William Faè, «è un grande segno per il Bellunese e per il nostro comune. In tutte le nostre famiglie c’è stato un emigrante. La mia generazione non ha dovuto scegliere di emigrare, in passato invece non c’è stata scelta. I miei avi assieme alla gente che è rimasta qua hanno costruito il nostro paese».

Parole sottoscritte anche dall’assessore dell’Unione montana e sindaco di Alleghe, Siro De Biasio. Il grazie a tutti è arrivato pure dai senatori Raffaella Bellot e Giovanni Piccoli. Infine è arrivato un messaggio dal presidente della Regione, Luca Zaia, che ha sottolineato come gli emigranti abbiano contribuito al benessere di altri paesi e a far conoscere in questi «le nostre caratteristiche, peculiarità ed eccellenze». È però toccato attendere le parole di don Umberto Antoniol perché al ricordo degli emigranti agordini morti si associasse quello dei migranti di oggi. «Preghiamo per le migliaia di morti migranti nella tomba del Mediterraneo, perché siano nella pace dei giusti».

Gianni Santomaso

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