Abel, il figlio del vento spicca il volo dalle Dolomiti

Il film esce oggi nelle sale cinematografiche: alcune delle scene più belle girate sulle vette di Cortina. Operatore di macchina il bellunese Stefano Ben

CORTINA. Ancora una volta la bellezza e il fascino suggestivo delle Dolomiti bellunesi attirano l’attenzione di professionisti di livello internazionale.

Il film “Abel - Il figlio del vento” (titolo internazionale “Brothers of the wind” e tedesco “Wie Brüder im wind”) esce oggi nelle sale cinematografiche italiane. E per i bellunesi c’è una “sorpresa”: l'austriaco Otmar Penker, specializzato in riprese e fotografie in ambienti naturali e alpini, e il regista spagnolo Gerardo Olivares hanno scelto tra i luoghi delle riprese anche alcuni ambienti montani della provincia di Belluno. O meglio, il film è stato girato proprio tra il territorio bellunese e il Trentino Alto Adige.

E, in particolar modo, una delle scene madri è ambientata sul Passo Falzarego, sopra il Lagazuoi che, nella pellicola, si vede chiaramente insieme ad altre montagne: Pelmo, Sass de Stria, Tofana di Rozes, Civetta, solo per citarne alcune. Il film, prodotto in Austria dalla casa Terra Mater Factual Studios, vede come protagonisti attori del calibro del francese Jean Reno (“Léon”, “I fiumi di porpora”, “Wasabi”), nel ruolo del guardaboschi-narratore, e dell’austriaco Tobias Moretti (“Il commissario Rex”) che interpreta il padre del giovane Manuel Camacho, che nel film è Lukas, il protagonista insieme ad Abel, il piccolo di aquila. Ma “Abel - Il figlio del vento” parla bellunese non solo per l’ambientazione. L'operatore di macchina e di steadicam del film è infatti Stefano Ben, di Taibon Agordino. «Sono nato e cresciuto in mezzo alle vallate dove è stata girata la pellicola e ne sono semplicemente orgoglioso», sottolinea Ben, che in questi giorni si trova a Los Angeles e che ci ha fornito parecchie informazioni sul film, che è stato girato tra l'inverno 2013 e il febbraio del 2015. Già uscito in Austria, Germania, Spagna e Francia, con un ottimo riscontro di critica e pubblico, “Abel” è una produzione a metà tra fiaba, documentario naturalistico e storia di formazione. Al centro il magico incontro e l’amicizia tra Lukas, un bambino orfano di madre e sofferente a causa della freddezza che il padre gli mostra a seguito della dolorosa perdita, e Abel, piccolo di aquila gettato fuori dal nido dal fratello più forte, Caino (si chiama “cainismo”, infatti, il fenomeno per cui il più forte della nidiata sopraffà il più debole condannandolo a morte).

Lukas trova l’aquilotto, lo salva e se ne prende cura, donandogli tutto l’amore e le attenzioni che il bambino stesso non trova a casa.

Il film è stato possibile grazie al lavoro svolto nel 2011 dal regista Penker con la collaborazione di Gerard Salmina, che hanno iniziato a girare nel Parco nazionale austriaco degli Alti Tauri le scene riguardanti la storia dell'aquila, con l’utilizzo di telecamere fisse ed elicotteri ultraleggeri. È poi entrato nel progetto il regista Olivares, che aveva già realizzato nel 2009 (sempre con protagonista Camacho, che per “Abel” ha imparato a gestire i rapaci sotto la guida di esperti falconieri) un film su un ragazzo selvaggio, “Entrelobos (Among Wolves)”, che mostrava l’interazione di un bambino con i lupi.

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